Brian May delira. “Oggi come oggi i Queen sarebbero costretti ad avere una persona trans nella band”

Lo storico chitarrista della band all'attacco dei BRIT Awards, che hanno annunciato la cancellazione delle categorie di genere dai premi principali.

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2 min. di lettura

Oggi 74enne, Brian May è il leggendario chitarrista dei Queen, band da lui fondata insieme a Roger Taylor e Freddie Mercury. Nelle ultime ore May si è scagliato contro i BRIT Awards, che hanno annunciato la cancellazione delle categorie di genere per i premi principali, in modo da rendere “lo show più inclusivo”. Intervistato dal The Sun sull’argomento, Brian ha attaccato a testa bassa, parlando di “decisione presa senza riflettere. Ci sono tante cose che funzionano e vanno lasciate così come sono“, ha tuonato May. “Sono stanco di chi cerca di cambiare le cose senza pensare alle conseguenze a lungo termine. Alcune idee portano a un miglioramento, altre no“.

Se i Queen fossero stati fondati negli ultimi anni, insiste May, non avrebbero mai vinto un Brit Award. Il motivo? “Saremmo stati costretti ad avere nella band persone di colore diverso dal nostro, sessualità diverse, una persona trans. Ma la vita non è così. Possiamo essere separati e diversi“. A detta del chitarrista, persino Freddie Mercury avrebbe problemi, se cantasse oggi. “Veniva da Zanzibar, non era inglese e nemmeno bianco. Ma non importava a nessuno, non ne abbiamo neanche parlato. Non ci siamo mai chiesti se fosse il caso lavorare con lui, se avesse il giusto colore della pelle o la giusta tendenza sessuale. Non è mai successo e il fatto che oggi si debba pensare a tutto questo mi spaventa“.

May è convinto che molti la pensino come lui, anche nel mondo della musica, ma non si espongono per timore. “Con l’aria che tira oggi la gente ha paura di dire quello che pensa. Sono convinto che in molti siano convinti che certe cose non vadano bene, ma non osano dire nulla. Prima o poi questo problema esploderà“. In tanti, soprattutto sui social, sono rimasti basiti dall’uscita del chitarrista, anche perché a guidare i Queen era una persona queer, non propriamente ‘bianca’ e sieropositiva. La cosiddetta “inclusione” è nel DNA della band.

Va precisato che la rivoluzione presa dai BRIT Awards non è nata dal giorno alla notte, bensì nel 2019, quando il dibattito ha preso forma. Cantanti come Sam Smith e Will Young avevano a lungo chiesto l’abolizione delle categorie di genere, in modo da non escludere artisti non binari e non conformi al genere. Tom March, presidente dei BRIT e copresidente di Polydor Records, ha sottolineato l’importanza “che i BRIT continuino ad evolversi e mirino ad essere il più inclusivi possibile. Sembra assolutamente il momento giusto per celebrare i successi degli artisti per la musica che creano e il lavoro che fanno, indipendentemente dal loro genere“. Qualcuno lo faccia capire a Brian May.

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borgo 19.2.22 - 11:09

Trovare qualcosa di reazionario in Brian May è semplicemente ridicolo, da ignoranti della storia dei Queen, e suppongo in malafede. Questo articolo è merda. Ma merda talmente schifosa che nemmeno Mario Mieli se la mangerebbe

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