CANCELLATE LE COPPIE GAY

Migliaia di famiglie omosessuali si sono dichiarate come tali al Censimento del 2001. E l'Istat che fa? "Corregge" i dati e le cancella. Motivo? Sono da considerarsi "incongrue".

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PISA – La convivenza omosessuale non è congrua. A dispetto di qualsiasi regola scritta, per l’Istat le coppie gay e lesbiche che hanno scelto di dichiararsi come conviventi nel Censimento della Popolazione e delle Abitazioni del 21 ottobre 2001, non possono esistere, e il dato relativo alla loro rilevazione è stato opportunamente corretto. Così, nei risultati del Censimento che sono stati rilasciati in forma definitiva il 22 dicembre scorso e sono consultabili sul sito dell’Istat, non è possibile individuare alcuna voce che permetta di conoscere il numero di coppie dello stesso sesso conviventi in Italia.
Analizziamo i dati disponibili. La tavola che ci interessa è quella che presenta la “Popolazione residente in famiglia per sesso e posizione nella famiglia” (clicca qui per visualizzarla). Si potrebbe pensare che la cifra entro cui sono comprese le coppie gay e lesbiche, sia quella relativa alle “Persone che vivono in famiglia con nuclei“, “in coppia senza figli come coniugi/conviventi“, “di cui: in coppia non coniugata“. Risultato: 276.641 uomini e 276.641 donne. Ma come? Possibile che in Italia ci sia esattamente lo stesso numero di coppie gay e di coppie lesbiche? Evidentemente il dato si riferisce solo alle coppie etero. E così è infatti.
In sostanza, due persone dello stesso sesso sono, in effetti, per l’Istat, una famiglia, ma non sono un nucleo familiare. La distinzione non paia gratuita: anche due persone che convivono per darsi assistenza reciproca sono famiglia, ma non sono nuclei familiari. Questi ultimi, infatti, vengono definiti come “l’insieme delle persone che formano una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio. Si intende la coppia coniugata o convivente, senza figli o con figli mai sposati, o anche un solo genitore assieme ad uno o più figli mai sposati“. La definizione, che è contenuta nel glossario presente sul sito internet dell’Istat (consultabile cliccando qui), come è facile notare non fa alcun riferimento al sesso dei componenti della coppia. Eppure, in obbedienza ad un “principio diffuso”, essa è stata riaggiustata per escludere le unioni omosessuali.
Così l’unico dato in nostro possesso è quello relativo alla voce “in altre famiglie” inclusa nello schema “persone che vivono in famiglie senza nuclei“: 530.900 uomini e 685.468 donne. Un dato che comprende una quantità di casistiche molto più ampia rispetto a quelle delle sole convivenze affettive.
Come è potuto accadere questo? All’epoca del Censimento, la redazione di Gay.it aveva per settimane cercato di far luce sulle modalità di compilazione del questionario: su consiglio della allora direttrice del dipartimento di statistiche sociali (clicca qui per l’articolo) invitammo tutte le coppie omosessuali conviventi a scegliere di farsi censire come tali (clicca qui), compilando un solo modulo per entrambi, e scegliendo un componente della coppia come titolare del questionario e indicando l’altro con l’opzione 03, “convivente dell’intestatario“, nella sezione II del Foglio di Famiglia.
Peccato che nella elaborazione dei dati, la scelta 03 effettuata in riferimento a una persona dello stesso sesso dell’intestatario, sia stata considerata “incongrua” e corretta con la scelta 16, “Altra persona convivente senza legami di parentela“. Con il risultato che non c’è modo di sapere quante coppie conviventi omosessuali ci sono in Italia.
Si potrà ribattere che in nessun caso, dalla rilevazione era possibile risalire al motivo della convivenza, e quindi comunque avemmo avuto un dato “sporcato” anche da situazioni statisticamente simili, ma essenzialmente diverse da quelle di due uomini o due donne che vivono insieme perché si amano. L’esempio classico portato dagli operatori Istat è quello di due studenti che decidono di dividere un appartamento e che scelgano – per motivi insondabili – di compilare un solo questionario, come se formassero una sola famiglia. Tuttavia, a parte il fatto che sfugge il motivo per cui due ragazzi non legati da vincoli affettivi dovrebbero dichiararsi famiglia, i servizi informativi predisposti all’epoca del censimento consigliavano agli studenti coabitanti o simili la compilazione di due questionari. Infine, è abbastanza evidente che numericamente i casi diversi da quelli relativi alla convivenza per motivi affettivi sono alquanto limitati…
Il dottor Aldo Orasi, direttore del Censimento 2001, che gentilmente si è reso disponibile per illustrarci i meccanismi della questione, sottolinea che il Censimento non è lo strumento più adatto per rilevare un dato come quello relativo al numero di coppie gay: troppe variabili aleatorie, come il rispetto della privacy, o la naturale discrezione di tanti omosessuali che preferiscono non rendere visibile la loro realtà. Tutto vero: tuttavia, riteniamo che uno strumento che fotografi la realtà, come pretende di essere il Censimento, dovrebbe rilevare ciò che i diretti interessati desiderano far rilevare. La nostra campagna spingeva a far sì che molte coppie gay e lesbiche scegliessero deliberatamente di essere considerate come tale nel censimento, che pure presentava la possibilità di “nascondersi”. E’ difficile capire perché anche coloro che hanno voluto essere visibili, siano stati ricacciati nell’ombra di un dato generico. Proprio nel periodo in cui, attraverso la manifestazione del Kiss2PaCS si concretizzano gli sforzi della comunità gay e lesbica italiana per ottenre un riconoscimento giuridico, viene a mancare un riconoscimento statistico importante, e con motivazioni che non possono che essere ideologiche.
Clicca qui per l’editoriale di Alessio De Giorgi.

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