Indimenticabili canzoni gay anni 80 (+1 anni '90)

Gli anni delle spalline imbottite, dei colori fluo, delle giacche colorate, dei fuseaux e delle enormi radio a cassette da portare in spalla, sono rimasti impressi nel cuore con nostalgia da parte di chi quegli anni li ha vissuti. E se il tuo orientamento già allora non era eterosessuale e/o la tua identità di genere non era cisgender, ricorderai di certo queste canzoni gay anni ’80 che sono diventate dei veri e propri inni comunità LGBT+. Gli ’80 non sono stati di certo gli anni migliori per le persone queer, costrette a fare i conti con i pregiudizi e le chiusure da parte della società. Ma furono proprio gli esponenti dell’ondata musicale queer di quel periodo, molti dei quali non fecero mistero della loro sessualità, ad aiutare e incoraggiare molti giovani dell’epoca a vivere serenamente con sé stessi. Furono canzoni come “Smalltown Boy”, del gruppo attivista e dichiaratamente gay Bronksi Beat, a destabilizzare le fondamenta di quell’eteronormatività imposta e a dare luce a tutte quelle tematiche poco e mal rappresentate riguardanti la comunità queer mondiale. Di certo le canzoni di quest’elenco sono rimaste nel cuore di tutti, anche di quei ragazzi eterosessuali che le ballavano senza far caso tanto alle parole. Ma per i ragazzi LGBT+ dell’epoca questi brani hanno rappresentato molto di più, una pura svolta di vita. Ecco le dieci canzoni gay anni ’80 che abbiamo selezionato oggi per te. Non si tratta di una classifica, bensì di canzoni che, in particolare, all’autore di questo articolo sono rimaste impresse. Ne conosci altre? Scrivici nei commenti e saremo pronti a seguire i tuoi consigli musicali. I’m coming out - Diana Ross (1980) https://www.youtube.com/watch?vH3ZLbtWEQ54 Artista: Diana Ross Album: Diana Data di uscita: 22 agosto 1980 Produttori: Nile Rodgers e Bernard Edwards Tra le canzoni degli anni ’80 che non solo sono diventate un cult assoluto per gli amanti della musica, ma che sono assurte a dei veri e propri inni per la comunità LGBT+, c’è “I’m coming out” di Diana Ross, un brano del quale non tutti conoscono la storia. Una storia strettamente legata alle persone queer dell’epoca. “I’m coming out” è stata partorita da un’idea dei produttori e musicisti Nile Rodgers e Bernard Edwards, che raggiunsero il successo planetario con la band “Chic”. Una sera, nel bagno di un club di Manhattan a frequenza prevalentemente queer e transgender, Nile vide tre drag queen vestite da Diana Ross, la cantante già allora una vera “queen” della disco music. All’improvviso «si accese una lampadina nella mia testa. Uscii immediatamente a chiamare Bernard in una cabina telefonica e gli chiesi di segnarsi queste parole: “I’m coming out”», ha detto recentemente Nile Rodgers al NY Post. Quando i produttori finirono di scrivere la canzone e la proposero a Diana, alla cantante piacque subito, anche se Diana non ne capì immediatamente il senso. Questo brano, pensato proprio per la comunità queer degli anni ’80, è diventato in pochissimo tempo uno dei più ascoltati di sempre, grazie sì al ritmo, ma anche al testo, che invita ad essere sé stessi sempre e a “gettare le catene della vergogna”. Tainted Love – Soft Cell (1981) https://www.youtube.com/watch?vXZVpR3Pk-r8 Artista: Soft Cell Album: At The Warehouse, Non-Stop Erotic Cabaret Data di uscita: 18 luglio 1981 Produttore: Mike Thorne Altra canzone amata dalla comunità LGBT+ è “Tainted Love”, incisa per la prima volta nel 1965 da Gloria Jones e reinterpretata dai Soft Cell nel 1981. Il testo non contiene accenni all’omosessualità sia nella versione originale che nella cover. Tuttavia, Marc Almond, il vocalist dei Soft Cell, ha voluto introdurre una lettura gay nel videoclip della canzone: “una lettura ambigua, in modo da rinnegare in caso di polemiche”, come ha spiegato Giovanni dall’Orto nel suo blog culturagay.it. La presenza nel videoclip di un fotomodello seminudo ed il volto di Marc Almond che, mentre canta il suo amore infelice, interagisce con il ragazzo, è stata di cerco una strizzata d’occhio al pubblico gay di quegli anni, piuttosto che al pubblico etero. A confermare la lettura gay che Marc Almond ha voluto dare alla canzone, c’è stata anche una reinterpretazione dal vivo nel 2006: un ballerino, vestito con qualche capo in pelle (come la subcultura gay leather vuole), balla semisvestito con il sedere al vento alle spalle del cantante. Elton’s Song – Elton John (1981) https://www.youtube.com/watch?vAX5WO2xLlM0 Artista: Elton John Album: The Fox Data di uscita: 1981 Autori: Elton John, Tom Robinson Un’altra canzone che la comunità LGBT+ dell’epoca prese a cuore è “Elton’s Song” che, in maniera molto più esplicita e meno ambigua rispetto ad altre canzoni gay anni ’80, parla di un amore omosessuale che un ragazzo prova nei confronti di un coetaneo: un amore che non può rivelare, causando nel ragazzo molta sofferenza. Di questo brano è stato realizzato un videoclip, girato in una scuola: non fu mai mostrato in televisione “a causa dei contenuti trattati” e fu censurato in molte nazioni. It’s raining men – The Weather Girls (1982) https://www.youtube.com/watch?vl5aZJBLAu1E Artista: The Weather Girls Album: Success Data di uscita: novembre 1982 Autori: Paul Jabara e Paul Shaffer Non tutti sanno il motivo per il quale “It’s raining men” (letteralmente “piovono uomini”) è stata eletta come una delle canzoni inno di sempre della comunità LGBT+. Oltre al fatto che il testo della canzone è rivendicato anche dagli uomini gay (non soltanto le donne hanno il diritto al piacere erotico con gli uomini caduti dal cielo), tutto ciò che ruota intorno alla canzone ha molto più a che fare con la comunità gay dell’epoca rispetto a quella etero. Il brano è stato scritto da Paul Jabara, un attore e compositore dichiaratamente gay che, prima di proporlo al duo che ha portato “It’s Raining Men” al successo (The Weather Girls), lo propose ad icone gay dell’epoca, come Diana Ross, Cher e Donna Summer (quest’ultima rifiutò in quanto lo ritenne blasfemo). Oltre a ciò, la canzone diventò un inno gay grazie alla interpretazione della drag queen Ru Paul che, inserendola nelle sue performance, la fece diventare virale. I am what I am – Gloria Gaynor (1984) https://www.youtube.com/watch?vzreTvtpTeoU Artista: Gloria Gaynor Album: I am Gloria Gaynor Data di uscita: 1983 Autore: Jerry Herman Tra le canzoni dichiaratamente gay degli anni ’80 non potevamo tralasciare “I am what I am” interpretata da Gloria Gaynor e tratta dal musical “La cage aux folles”, un’opera umoristica sul tema dell’omosessualità nota in Italia come “Piume di Struzzo”. Il testo, che nel musical originale è cantato da una drag queen, sottolinea il diritto alla diversità nella sua valenza positiva, in particolare come ricchezza, plus e non come menomazione: “Io sono quello che sono, / e quel che sono non ha bisogno di scusanti/ (...) / C'è una vita sola, e non ci sono cauzioni o rimborsi; / una vita sola, perciò è il caso di uscire dal nascondiglio.» L’interpretazione del brano da parte di Gloria Gaynor, già icona gay, ebbe sin da subito un successo internazionale. I want to break free – Queen (1984) https://www.youtube.com/watch?vZ3w5gVM_4y8 Artista: Queen Album: The Works Data di uscita: 2 aprile 1984 Autore del testo: il bassista della band John Deacon. Basta dare un occhiata al videoclip della canzone “I want to break free” dei Queen per capire quanto la band inglese tra le più famose di sempre abbia voluto giocare sui temi della sessualità e sulla libertà di vivere liberi da impedimenti di qualsiasi tipo. Tutta la band, in uno dei videoclip musicali più visti della storia, è vestita da donna: uno schiaffo a tutti i moralisti dell’epoca e, in particolare, a coloro che continuavano a fare gossip ed outing su Freddie Mercury. Chiaramente non c’è mai stata una conferma da parte della band a riguardo di questa tematica e, men che meno, dell’orientamento sessuale del cantante, a causa in particolar modo dell’origine parsi del cantante e delle sue precise volontà di non fare coming out come gay. Smalltown Boy – Bronski Beat (1984) https://www.youtube.com/watch?v88sARuFu-tc Artista: Bronski Beat Album: The Age of Consent Data di uscita: 11 giugno 1984 Produttore: Mike Thorne Un’altra canzone degli anni ‘80, oltre a quella di Elton John, che parla in maniera esplicita di temi come l’omosessualità, il coming out e l’omofobia, è “Smalltown Boy” dei Bronski Beat, il trio sinth pop inglese le cui canzoni si intrecciano molto con i temi delle rivendicazioni LGBT+ dell’epoca. Il testo, in particolare, parla di un ragazzo di un paese chiuso e bigotto dell’Inghilterra che, dopo aver fatto coming out come omosessuale, deve allontanarsi da casa, per via dell’intolleranza e dell’incomprensione di persone del luogo e della propria famiglia. La sua fuga è anche un modo per reinventarsi e riscattarsi da una vita ai margini. La canzone è diventata un inno per tutte le persone gay di quei tempi che vivevano situazioni simili a quella raccontata nella canzone. True Colors – Cindy Lauper (1986) https://www.youtube.com/watch?vLPn0KFlbqX8 Artista: Cindy Lauper Album: True Colors Data di uscita: 28 agosto 1986 Autori: Tom Kelly, Billy Steinberg Inizialmente pensata come canzone gospel da far cantare alla cantante pop e country Anne Murray, “True Colors” è diventata, dopo il rifiuto da parte della cantante, una delle canzoni che al meglio rappresentano la comunità LGBT+, grazie all’interpretazione di Cindy Lauper. Nel periodo in cui Cindy Lauper sentì il demo di “True Colors”, prodotto da Tom Kelly e Billy Steinberg, stava attraversando un momento difficile: si stava ancora riprendendo dalla perdita del suo caro amico omosessuale Gregory Natal, morto per complicazioni dovute all’AIDS, la malattia che in quegli anni era all’apice della sua pandemia. Cindy ha detto in numerose interviste che la sua interpretazione di “True Colors” è dedicata alla memoria dell’amico. Il singolo raggiunse il numero uno della Billboard Hot 100 il 25 ottobre 1986 ed è stato adottato dalla comunità LGBT+ come simbolo delle lotte e delle rivendicazioni. La stessa Cindy Lauper, molti anni dopo, ha creato un’organizzazione LGBT+ che prende il nome dalla canzone: la True Colours Fund aiuta migliaia di giovani LGBTQ+ senzatetto, fornendo loro un ambiente più sicuro dove vivere, cibo, programmi di inclusione nel mondo del lavoro ed istruzione. Heaven is a Place on Earth - Belinda Carlisle (1987) https://www.youtube.com/watch?vqdp-Gg7e2vc Artista: Belinda Carlisle Album: Heaven on Earth Data di uscita: 18 settembre 1987 Produttore: Rick Howels Che la canzone “Heaven is a place on Earth” di Belinda Carlisle sia amata dalle persone LGBT+ di tutto il mondo è più che evidente: basti pensare alla colonna sonora dell’episodio “San Junipero” (serie tv “Black Mirror”), che racconta la vicenda amorosa di due ragazze lesbiche degli anni ’80, per capire quanto questa canzone sia stata e sia ancora importante per la comunità queer. Belinda Carlisle da lunghi anni è una grande sostenitrice dei diritti delle persone LGBT+ e soprattutto del figlio che all’età di 14 ha fatto coming out come gay. Qui vi mostriamo il video della canzone, non quello originale ma quello che racconta in pochi minuti la storia d’amore tra le due ragazze lesbiche dell’episodio di Black Mirror “San Junipero”, uno dei più belli della stagione. Fast Car - Tracy Chapman (1988) https://youtu.be/AIOAlaACuv4 Artista: Tracy Chapman Album: Tracy Chapman Data di uscita: 6 aprile 1988 Produttore: David Kershenbaum Fast Car di Tracy Chapman è una canzone rivendicata da molte lesbiche, seppur la cantante non abbia mai fatto coming out (un outing le è stato fatto da una sua ex fidanzata, la scrittrice e femminista Alice Walker). Come ha fatto Fast Car a diventare una canzone gay anni '80? Tracy Chapman canta di una coppia genderless, senza genere, che abbandona la città per trovare una casa in una città vicino, un’esperienza che molte persone LGBTQ vivono, soprattutto se sono alla ricerca di una città o una metropoli che offra loro maggior sicurezza, rispetto e solidarietà. Secondo molte lesbiche la canzone è ricca di simbolismo saffico, a partire dalla assenza di pronomi. Ma anche Tracy Chapman stessa, per molte lesbiche, ha voluto in qualche modo far capire circa il suo orientamento sessuale, come quando, ad esempio, si presentò ai Grammy Awards indossando una giacca di pelle nera con una spavalderia androgina da pochi.

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