Il mondo dell’automobilismo, in particolare quello delle gare, è ancora prevalentemente, se non esclusivamente maschile. L’intera industria è molto restia ad accettare l’ingresso delle donne, spesso considerate non adatte o non all’altezza. Immaginate allora la portata della rivoluzione che ha avuto il coming out di Charlie Martin come transgender.
La carriera della pilota è iniziata quando aveva 23 anni, aveva capito di essere transgender durante l’adolescenza anche se non era mai arrivata a pensare alla transizione. Con una malandata auto modificata si è presentata alla sua prima gara da professionista, e da lì ha spiccato il volo. Ora Charlie ha quarant’anni, dopo un periodo di terapia ha deciso di affrontare il percorso di transizione e l’8 giugno ha partecipato alla 24 ore del Nürburgring: ufficialmente la prima donna a correre in una gara di automobilismo sportivo.
Intervistata, ha affermato che la sua missione è portare la diversità e il cambiamento in questa disciplina. Di cui c’è disperatamente bisogno, aggiungiamo noi.
«Sentivo che [il mio coming out] poteva fare del bene. Mi sembrava che gli sport dei motori, soprattutto uno sport dominato dagli uomini che non ha molta diversità visibile, è davvero privo di storie che potrebbero aiutare a ispirare ed educare altre persone. Così sentivo fosse quasi un obbligo cercare di fare qualcosa di positivo attraverso il mio coming out, e lo credo profondamente ancora oggi».
A Vice.com ha confessato che l’accettazione da parte del mondo dei motori non è stata semplice: «Quando sono arrivata sul paddock per la prima volta dopo la transizione, mi sono sentita davvero a disagio, è stato tremendo. Mi sono comunque resa conto che avrei avuto un bel daffare per ottenere il consenso di alcune persone».
Altri sport hanno già da tempo aperto le porte a giocatori della comunità queer: Alana Smith per lo skateboard olimpico, il calciatore Collin Martin, Brittney Griner direttamente dalla WNBA. Sono solo alcuni dei tantissimi esempi che si potrebbero citare. Il mondo dell’automobilismo finora era rimasto in disparte, ripiegato su sé stesso. Le cose però stanno gradualmente cambiando. La Racing Pride ha ormai ottenuto il consenso unanime e Motorsport UK ha istituito una commissione EDI (Equality, Diversity and Inclusion) per essere più attenti ai bisogni della comunità LGBTQ+.
Piccoli passi che anche per Charlie Martin sono importanti: «Una cosa è avere adesivi arcobaleno e hashtags, ma se non c’è nulla dietro allora non si raggiunge molto. Si tratta di lavorare internamene per assicurarsi come organizzazione tutto sia il meglio possibile, e poi guardare anche all’esterno. Ma non puoi cambiare le cose da un giorno all’altro, e siamo solo all’inizio».
Charlie Martin ha segnato un precedente e una conquista, e il suo impegno perché le cose migliorino non si ferma. Ha aiutato ad aprire il mondo delle gare automobilistiche alle donne e alla comunità queer, dimostrando come i pregiudizi e le barriere possono e devono essere abbattuti. L’unica cosa che possiamo fare è dirle grazie.
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