Vorrei sapere se l’essere visibile è una cosa che si deve per forza fare, come se fosse un precetto, una norma per essere veramente gay. Io sono accettato ma non ho voglia di dire pubblicamente la mia condizione, perchè potrei sentirmi a disagio e essere discriminato. Poi il mio partner non vorrebbe e avrei di conseguenza dei problemi nella relazione in quanto i suoi genitori non lo sanno. Cosa mi suggerisci? Paolo
Salve Paolo,
Il coming out è inteso, dalla psicologia delle omosessualità, come un processo e, per esigenze accademiche, è stato definito in fasi che vanno dall’autoaccettazione all’essere visibili pubblicamente. E’ stato altresì preso in considerazione dal movimento gay sia americano sia europeo, per dare slancio e significato politico alll’azione d’abbattimento di tutta una serie di pregiudizi e stereotipi e, che non poteva che (il coming out) passare proprio attraverso un’azione visibile (pensiamo all’importanza dei gay pride) per essere efficace.
Ma tutti questi "inviti" sulla visibilità provenienti dal movimento gay, non debbono essere presi come soluzioni valide per tutti e da perseguire passivamente!
Sul piano individuale ognuno ha la possibilità di valutare COME, DOVE E QUANDO ha un senso per sé l’aprirsi, il dichiararsi, l’esprimersi. Il timore che hai, è giustificato solo se si contestualizza e, salvaguardare la propria incolumità, sia fisica sia psicologica è di principale importanza. A volte però, vale la pena rischiare, ma questo, ripeto, dipende dalla consapevolezza e dal significato che ognuno di noi dà al proprio coming out.
Ancora sul piano personale, poi e ovviamente, i problemi relazionali sono una medaglia a due facce: la visibilità può favorire la spontaneità e la serenità quotidiana dei comportamenti, che è, specie nelle realzioni intime, fondamentale se non necessaria mentre, sul piano dei rapporti coi familiari, o sul lavoro per esempio, acquisisce dimensioni più delicate che, spesso, sono difficili da affrontare per le conseguenze negative delle quali potrebbe essere portatrice. Spesso però, sono i nostri fantasmi e paure ad essere più grandi di quanto sono invece nella realtà. Di solito è la politica dell’omertà, del "se-lo-sei-va-bene-ma-basta-che-non-lo-dici-in-giro" a fare da padrona, consolidando in maniera diversa il pregiudizio, parimenti ad una forte e diretta discriminazione e quindi, in qualche modo, altrettanto fatalmente efficace.
Potresti valutare le tue forze e lo stile di vita e, di conseguenza decidere assieme al tuo compagno, che senso dare ad una relazione "diversa" che ha dei diritti e immagino che tu conosci! Se credi e valuti che la vostra coppia sia uscita dalla fase della "luna di miele" (piacevolmente meno portata ad interessarsi al sociale) potreste, nel coming out di certe occasioni, contribuire alla crescita della vostra relazione e indirettamente della comunità tutta; ma questa è una delle ultime fasi (teoricamente parlando) del coming out!
E voi a che fase siete?
Per una maggiore informazione sulle teorie del coming out può esserti utile consultare il libro Identità Diverse, Kappa ed. 1996 (Palomba/Del Favero).
Un saluto, LEO.
di Maurizio Palomba
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