Re Giorgio, di nome e di fatto. Armani, che è stato uno delle prime ‘celebrità’ d’Italia ad aprire il portafoglio dinanzi alla pandemia da Coronavirus nonché il primo a chiudere tutti i suoi negozi sul suolo nazionale, ha deciso di convertire tutti i propri stabilimenti produttivi del Paese nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il Covid-19. A comunicarlo, tramite nota ufficiale, il gruppo Armani.
Pochi giorni fa l’85enne stilista aveva pubblicato una lettera su tutti i quotidiani, solo e soltanto per ringraziare gli operatori sanitari che in quest’ultimo mese hanno affrontato come soldati al fronte il Coronavirus.
È commovente vedervi impegnati nel vostro lavoro con le difficoltà e i grandi sforzi che ormai tutto il mondo conosce. E soprattutto vedervi piangere. Credo che questo sentimento si colleghi al mio desiderio di intraprendere la carriera di medico quando ero giovane e cercavo una mia strada. Tutta la Giorgio Armani è sensibile a questa realtà ed è vicina a tutti voi: dal barelliere all’infermiera, dai medici di base a tutti gli specialisti del settore. Vi sono personalmente vicino.
E non solo attraverso la stampa ma anche economicamente (come tante altre celebrità), perché a seguito di una prima donazione in denaro in favore della Protezione Civile e degli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele, Istituto dei Tumori di Milano e dello Spallanzani di Roma, Armani ha donato altre migliaia di euro all’ospedale di Bergamo, a quello di Piacenza e a quello della Versilia, arrivando così ad un totale di 2 milioni di euro.
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