Almeno tre attivisti LGBT cubani sono stati arrestati nel weekend, nel corso di un Pride non autorizzato a L’Avana, perché inspiegabilmente vietato dal Ministero della Salute la scorsa settimana.
Circa 100 persone hanno comunque deciso di scendere in strada come programmata, sabato pomeriggio, con le bandiere rainbow ad avvolgerli, ma ad attenderli hanno trovato gli agenti della polizia e funzionari dei servizi di sicurezza. La marcia è durata circa un km, dall’Avana Central Park fino al lungomare. Qui, purtroppo, è stata interrotta.
L’attivista per i diritti Raul Soublett ha dichiarato all’Associated Press: “È stato un successo completo perché abbiamo riunito così tante persone nonostante tutte le aspettative di ingerenza del governo. Una giornata storica“. Maykel Gonzalez Vivero, giornalista indipendente e attivista per i diritti LGBTI, ha ribadito come il Pride non autorizzato sia stato una pietra miliare sia per l’attivismo LGBTI che per il movimento della società civile cubana. Peccato che la giornata sia stata sporcata dalla spropositata forza esercitata dalla polizia, che ha fermato e detenuto almeno tre attivisti.
#CUBA: A larger #LGBT crowd and their supporters now has left Parque Central and started marching down #Prado to #Malecon. Cars are honking as they drive by. @WPLGLocal10 pic.twitter.com/hMCzLf4Bih
— Hatzel Vela (@HatzelVelaWPLG) 11 maggio 2019
Il gruppo governativo LGBT + CENESEX, diretto dalla figlia di Raúl Castro, Mariela Castro, aveva bruscamente cancellato il 12esimo Pride contro l’omofobia e la transfobia e la bifobia, parlando di presunte e misteriose “nuove tensioni nel contesto internazionale e regionale“. Una decisione, a loro dire, presa “in conformità con la politica del Partito, dello Stato e della Rivoluzione”.
Ma la comunità LGBT de l’Avana, a poche settimane dai 50 anni di Stonewall, non si è piagata nè fatta intimorire, sfilando comunque in strada.
After the #Cuban government
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