Il caso del funerale di un ragazzo trans morto suicida è dovuto finire in tribunale, per mettere i genitori d’accordo. Il nome non è stato reso pubblico, ma il ragazzo aveva 15 anni e viveva a Perth, in Australia. Questo ragazzo era nato in un corpo femminile, un corpo in cui non si riconosceva. Si sentiva bene a indossare indumenti maschili, e appena possibile, avrebbe anche iniziato il percorso di transizione. Ma c’era un problema.
La legge australiana prevede che i minorenni transgender ottengano l’approvazione di entrambi i genitori per modificare i documenti. La madre avrebbe firmato subito. Il padre, da sempre contrario, non avrebbe mai posto la sua autorizzazione.
Ecco la concausa del gesto estremo del ragazzo, che ha scelto la via del suicidio per superare quello stato di disagio che lo stava distruggendo.
Doppia lapide per il ragazzo trans
Il padre non si è arreso alla sua posizione transfobica nemmeno dopo la morte del figlio. E per il ragazzo trans è stata l’ennesima umiliazione. Non solo non lo aveva mai accettato in vita. L’uomo voleva che anche nella lapida fosse indicato solo il suo nome femminile, quello cioè dato alla nascita. Il cosiddetto deadname.
La madre, invece, aveva accettato il figlio. E nella lapida voleva mettere il nome maschile con cui si faceva chiamare. anche lui avrebbe voluto così. Anzi, avrebbe odiato riposare per l’eternità davanti a una lapide con il suo deadname. Le diverse posizioni dei due genitori hanno portato a una battaglia legale, del tutto inaudita, che il giudice ha risolto con una sentenza terribile: il ragazzo trans avrà due lapidi.
Ma non solo. Vi saranno anche due funerali, e le ceneri saranno suddivise equamente. Su entrambe le lapidi saranno indicati entrambi i nomi. Anche nei documenti ufficiali, come il certificato di morte, vi sarà il nome femminile, poiché il processo di transizione non è mai iniziato.
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