Domani è un gran giorno per l’America. Si vota infatti per le elezioni di midterm.
Un passo decisivo per il presidente Donald Trump, che gli permetterà di capire se il suo Paese lo supporta ancora. Ma sarà un passo importante anche per i tanti candidati gay, neri, ispanici e mussulmani, che hanno buone possibilità di diventare deputati e alcuni addirittura governatori. In tutto, i candidati che sperano di ottenere un posto al Congresso e al Senato sono 964. Di questi, le donne sono 272 mentre in 215 sono neri, ispanici, asiatici o nativi americani. Sono 400 i candidati omosessuali.
Tutti queste candidati potranno godere del voto delle minoranze, che ancora una volta sperano di sentirsi rappresentati da questo governo americano. Un segnale importante, contro la chiusura da parte della Casa Bianca verso gli stranieri e contro la battaglia nei confronti delle persone transgender.
I candidati arcobaleno
A segnalare un numero così alto di candidati LGBT è il Victory Institute, un’organizzazione che supporta i rappresentati omosessuali che sono candidati per le elezioni di midterm. Secondo l’associazione, molte persone LGBT si sono volute candidare per combattere le discriminazioni dirette del presidente Trump verso la comunità LGBT. Tra i tanti, sono diversi che hanno i numeri per diventare membri del Congresso o governatori.
In Arizona, ad esempio, il duello sarà tutto in rosa: Kyrsten Sinema contro Martha McSally. La prima democratica e apertamente bisessuale, dovrà sfidare la controparte conservatrice. Comunque vada, sarà la prima donna eletta senatrice dello Stato. Importante invece la sfida nel Vermont, dove la candidata transgender Christine Hallquist dovrà sfidare il governatore uscente, repubblicano (e per il momento in vantaggio). Gli occhi della comunità LGBT sono puntati anche in Colorado, dove Jared Polis potrebbe diventare il primo governatore gay. E per il Texas, Steven Kirkland è candidato alla Corte Suprema. Sarà una prima volta importante per molti candidati, ognuno rappresentate della sua comunità, che sia per l’orientamento sessuale, la religione, il colore della pelle o la propria origine.
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È encomiabile l'impegno di Obama nel sostegno ai candidati dem in un tour de force che attraversa tutti gli stati. Qualcuno dovrebbe prenderlo ad esempio.
E' bello che ci siano candidati di un po' tutti gli orientamenti sessuali. Nessuno deve più trovarsi la carriera politica sbarrata perché di una sessualità e non di un'altra. Da questo a ritenere positiva qualsiasi candidatura da parte di un gay però ce ne passa. Bisogna vedere che cosa i singoli candidati pensano e s'impegnano a fare, in merito alle questioni lgbt e in merito a un po' tutte le altre questioni, dato che si candidano a posti in cui decidono a tutto campo non solo se dire sì o no a leggi antiomofobia e cose di questo tipo. La logica per cui se uno è gay allora mi rappresenta è un assurdo logico in cui è bene non cascare se veramente si vuole ragionare e votare in modo serio.