Piacenza è una piccola città dell’Emilia – che di emiliano ha ben poco – attraversata mollamente dalla quotidianità della Pianura Padana. Negli anni ha, però, brillato per molte iniziative, una su tutte il Festival del Diritto. Presieduto da Stefano Rodotà, il festival si è sviluppato negli anni, accrescendo per prestigio e offerta, fino ad attirare partecipanti da tutte le parti d’Italia.
A Piacenza nel 2017 viene eletta la sindaca Patrizia Barbieri, originaria di Cremona e proveniente da una lunga carriera politica nel centrodestra. La giunta vedeva come assessore alla famiglia (oggi rimosso) Polledri in quota Lega – promotore dell’uscita del comune emiliano dalla rete antidiscriminazioni RE.A.DY – e l’assessore Zandonella, accostato a CasaPound e a Generazione Identitaria. Da quel 2017 il Festival del Diritto è stato sospeso per decisione del Comitato organizzatore.
Manifesti comparsi a Piacenza contro l’assessore Zandonella
A meno di due anni da allora, però, Piacenza risorge: vede la luce il Festival dei “Diritti in Cammino”. Promosso da Arcigay Piacenza Lambda, il festival raccoglie 18 realtà territoriali impegnate, a vario titolo, nella difesa dei diritti e nell’avanzamento della società. Oltre ai sindacati confederali, il coordinamento di associazioni vede Amnesty International, ANPI provinciale, ARCI, Famiglie Arcobaleno, AGEDO Milano e altre sigle collaborare a stretto giro per realizzare una proposta aperta alla cittadinanza per affrontare le discriminazioni ancora in essere sul territorio piacentino.
Il coordinamento di “Diritti in Cammino” ha raccolto anche i patrocini della Commissione Europea e della Regione Emilia Romagna, oltre che la collaborazione del Comune di Piacenza. Eppure, per quest’ultimo, non è avvenuta alcuna conversione sulla via di Damasco: la concessione della collaborazione del comune a guida Forza Italia e Lega, invece che rivelarsi una buona opportunità di confronto, è divenuta l’ennesima occasione persa. Il Comune, infatti, ha furbescamente dato la propria collaborazione solamente a 5 eventi sui 7 previsti in luogo pubblico (a fronte degli 11 totali), escludendo l’incontro coordinato da Famiglie Arcobaleno di lettura pubblica di Piccolo Uovo e la conversazione pubblica con Mohammed Ba, artista di strada senegalese, dal titolo “Diritto di migrare: per chi?”. Due eventi che alla giunta con simpatie di (estrema) destra non sono andati giù.
Una decisione, quella del comune, che ha costretto Non Una Di Meno Piacenza a dover ritirare simbolicamente la propria partecipazione al festival dei “Diritti in Cammino”, in netta contrapposizione con il tentativo maldestro di pinkwashing e rainbow washing da parte della giunta piacentina che con una mano accarezza le teste degli omosessuali primogeniti e con l’altra bastona migranti e famiglie arcobaleno.
“Nonostante questa mancanza di sintonia – si legge nel comunicato stampa ufficiale dell’evento – il nostro Coordinamento ha comunque deciso di mantenere una versione del programma quasi del tutto simile a quella originaria, perché rimane necessario dare un adeguato spazio pubblico anche ai temi del diritto a migrare, del rispetto del diverso e della dignità di ogni tipo di famiglia”. Il festival “Diritti in Cammino” ha già avuto inizio con l’anteprima del 10 maggio scorso con l’evento dedicato a una disamina critica del ddl Pillon proposto da Telefono Rosa, e proseguirà da venerdì 17 maggio fino a domenica 19, vedendo il proprio culmine con la manifestazione cittadina di sabato 18. Partenza dalla stazione (per permettere anche a chi vive fuori città di partecipare), il corteo si snoderà per le vie del centro cittadino dove si susseguiranno interventi politici.