ROMA – Nessuna parificazione tra coppie etero e coppie gay. GLi insegnati omosessuali? Nessun problema, purché non impongano l’omosessualità come modello. Sono alcune delle affermazioni fatte dal vicepremier Gianfranco Fini, nel corso della registrazione del Maurizio Costanzo Show che andra’ in onda domani sera e che ha al suo centro il tema della paternita’.
C’e’ un giornalista olandese, di una testata di destra (ci tiene a precisare) che lo interroga sul documento di fine estate del cardinal Ratzinger dedicato ai gay, alle coppie gay e ai compiti dei politici cattolici. Il vicepremier che pensa dell’anatema lanciato dalla chiesa? “Non si puo’ – risponde Fini – contestare alla chiesa il diritto/dovere di esporre posizioni etiche. Diverso sarebbe se un atteggiamento analogo ci fosse da parte di uno stato o di un governo”. Qui – continua – “nessuno ha la presunzione di giudicare” ma “la famiglia naturale e quella dello stesso sesso non possono essere messi sullo stesso piano”.
Come al solito, non è lecito comprendere le motivazioni di questa impossibilità. Al giornalista olandese che lo incalza, Fini infattti replica: “Non si puo’ pretendere che la legislazione italiana si uniformi a quella olandese”. Ma lui, esattamente, come la pensa? “Ne’ discriminazione, ne’ parificazione” e’ lo slogan, tuttavia la terza via non emerge.
Insiste il cronista, certamente informato della dichiarazione scandalosa resa dall’esponente di AN alcuni anni fa, secondo la quale si sarebbe dovuto vietare agli omosessuali l’esercizio della professione dell’insegnante: un maestro puo’ essere gay? “E’ del tutto indifferente – risponde – purche’ non imponga al bambino come modello la sua omosessualita'”. E chi impone modelli “machi”? Fini: “Chi e’ ‘macho’ o finge di esserlo, ha qualche problema”. A riprova, “nessun eterosessuale – dice- ostenta la sua eterosessualita’, perche’ e’ normalita'”.
Infine la discussione tocca anche l’argomento del mobbing, che molti lavoratori e lavoratrici omosessuali subiscono sul luogo di lavoro. Ma il vicepremier ne parla confonde con le molestie. Teme che si vada a finire in un “eccesso opposto” e afferma di trovare un “po’ esagerato” un certo modo di ragionare. Il suo timore: “Finire come negli USA, dove sono in grande imbarazzo perche’, magari per uno sguardo, qualcuno grida ‘mi ha molestato'”.
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