ROMA – Daniele Federico è un fotografo romano che sta cercando di creare un album di ritratti fotografici delle “nuove famiglie”. Federico è laureando in Scienze della Comunicazione presso l’università La Sapienza con una tesi sul ritratto fotografico e la memoria autobiografica, studiati da una prospettiva psico-sociologica. Nella sua attività di fotografo ha lavorato per sindacati, comuni, municipi e per un’importante azienda di telefonia mobile. A proposito di questo suo nuovo progetto dice: «L’immagine della famiglia tradizionale è chiara per tutti, meno lo è quella delle unioni di fatto. Se la crisi del nucleo di vecchio stampo sta generando un dibattito sempre più vivo e allargato è giusto darne una componente visiva. L’era dell’immagine lo impone. Io, dato il mio lavoro e le mie qualifiche, credo che uno degli elementi che possano dare sicurezza, stabilità e credibilità alle convivenze di fatto sia darne anche una dignità visiva. Se noi tutti abbiamo l’immagine di questa società che cambia, meno ne avremo paura e più facilmente riusciremo ad accettarla. Per questo intendo fare un lavoro di ritratti fotografici sulle nuove famiglie: i giovani che non si sposano pur convivendo, i genitori single, le coppie gay, le famiglie allargate.»
Sembra essere un progetto interessante, soprattutto considerando la sclerotica visione della famiglia che ci viene continuamente propagandata da certi pulpiti, incapaci – pare – di vedere le naturali mutazioni della società umana e delle sue formazioni sociali. Federico si sta muovendo «per trovare le persone più interessanti e significative, testimoni del nostro mondo in mutazione. I loro volti e le loro testimonianze, oltre a dare un importante contributo alla causa che ci vede interessati, saranno la testimonianza e la memoria per il futuro.» Chi ha a cuore il tema della memoria dunque può contattarlo direttamente al seguente indirizzo email: daniele.federico@gmail.com (RT)
Fotografando le nuove famiglie
Un fotografo romano prepara ritratti fotografici sulle nuove famiglie, da quelle dei giovani conviventi a quelle gay a quelle allargate. Perché di “famiglia” non ce n’è una sola.

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