Pisa Pride 2019, confermata la data del 6 luglio: perché è una delle marce più significative?

Qui, nel 1979, si marciava per la prima volta in Italia a favore dei diritti LGBT.

pisa
2 min. di lettura

Era il 24 novembre 1979. I giornali l’aveva identificata come la “marcia dei gay“. Era il primo gay pride in Italia, e si teneva proprio a Pisa. E a 40 anni di distanza dalla prima marcia italiana per l’orgoglio gay, il pride torna in città. Gli organizzatori, tra il pride a Firenze nel 2016, ad Arezzo nel 2017 e a Siena nel 2018, hanno portato in piazza 50.000 persone. E quest’anno si stanno impegnando al massimo per replicare il successo degli anni passati. In particolare, quello di Pisa del 6 luglio 2019 avrà una doppia ricorrenza molto importante.

Quest’anno, infatti, tutti i pride del mondo festeggeranno i 50 anni dai Moti di Stonewall, evento importantissimo per la storia LGBT, avvenuto il 28 giugno 1969. E Pisa , il 6 luglio festeggerà anche i 40 anni dal suo primo gay pride, avvenuto dieci anni dopo la prima rivolta allo Stonewall Inn di New York. Il 24 novembre 1979, appunto.

Il Toscana Pride a Pisa, contro ogni tipo di discriminazione

Porteremo in piazza i nostri corpi liberi e liberati per rispondere con l’amore a chi semina odio e dare voce alle persone marginalizzate e discriminate per il loro orientamento sessuale e affettivo e la loro identità di genere. La nostra sarà una piazza femminista, antirazzista e antifascista perché le nostre rivendicazioni viaggiano insieme a quelle dei movimenti delle donne, delle persone migranti e di tutti quei soggetti che in questo momento storico stanno subendo pesanti attacchi ai diritti“. Una marcia aperta a tutti, quindi, secondo gli organizzatori. Una marcia rivolta alle donne, contro le violenze di genere; ai migranti, rifiutati e discriminati. E naturalmente a tutti gli appartenenti alla comunità LGBT. Che a gran voce anche a Pisa richiederanno ancora una volta pari diritti. 

A chi vuole ostacolarci nel cammino verso una società più inclusiva e più aperta, risponderemo che non ci fermeremo mai. Che alzeremo ancora di più l’asticella delle nostre rivendicazioni, per ribadire che non si può tornare indietro“. Questo il senso della parata, e non solo quella del Toscana Pride, come di tutte le altre. “Le unioni civili sono state solo il primo passo verso il matrimonio egualitario, le persone trans e intersex hanno diritto al pieno riconoscimento della loro identità e dei loro corpi nel rispetto di un principio inalienabile di autodeterminazione. Vogliamo una riforma complessiva della legge sulle adozioni che devono essere accessibili alle coppie dello stesso sesso e alle/ai single.

E’ necessario garantire l’accesso alle pratiche di procreazione medicalmente assistita anche alle coppie omosessuali tramite modifica della legge 40, riconoscere la genitorialità alla nascita e risolvere le problematiche di riconoscimento del rapporto genitori-figli per le famiglie omogenitoriali già esistenti“.

E infine, lotteranno contro i “tagli agli interventi nelle scuole contro il bullismo e ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuo-affettivo e l’identità di genere. Continueremo a fare formazione nei luoghi di educazione, di lavoro e di cura per promuovere una cultura che rimetta al centro l’umanità“.

Credits: Luisa Guidi Ph

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