Le scarpe col tacco le hanno portate prima gli uomini o le donne? E quel determinato colore? E i cappelli, le piume, i gioielli, le pellicce? La solita noiosa discussione su abiti maschili e abiti femminili, con tutti i probabili innesti e riferimenti storici. Discussione che scalda gli animi e i salotti televisivi, quelli da pomeriggio post pranzo, dove la riflessione più acuta riguarda l’angolatura sbagliata dell’ultima foto di Chiara Ferragni.
Quella discussione lì insomma, dove gli articoli da due righe mal scritte e dieci foto delle sfilate di sfortunati stilisti, vengono inondati da commenti colmi di indignazione, che a leggerli ci si chiede se è in corso una rivolta contro la Crusca.
Il dai e vai di argomenti acchiappa scemi solleva uragani istantanei e allontana la discussione. Ma che discussione in fondo? Fateci indossare quel che ci pare!
L’interessantissima analisi del guardaroba femminile e maschile e la perenne ricerca su cosa l’uno ha rubato all’altro, con annesse connessioni mentali da prima elementare, quando l’oggetto al centro delle indagini era la merenda sottratta di soppiatto dai compagni. Ecco, al centro di queste analisi, spesso capitano anche le scarpe col tacco. E giù di ricerche su quando nascono, chi le portava per primo, e perché Luigi XIV, sì e noi no, e rispolverate sui persiani, i babilonesi e gli egizi che saranno anche stanchi delle nostre scemenze.
Altre volte vogliamo a tutti i costi creare un precedente nelle rock star del ‘900, da David Bowie ai Cugini di campagna (rock star, no?). Vedi! Vedi! Era 50anni fa! E ora siamo ancora a questo punto? Per non parlare della libidine e della convinzione con cui agguantiamo questi esempi se nella loro camera da letto entravano delle donne, prova a favore del dibattito (sempre lui!), la mascolinità tossica abbattuta, gender fluid ante litteram. Perché dei tacchi su un omosessuale sono un messaggio meno forte.
Ecco, diciamo che la questione non è proprio centrata in questo tempo di connessioni semplici e messaggi forti da dimenticare dopo dieci minuti.
Non si sa perché si sente sempre il bisogno di una concessione, di una scusante, di un lasciapassare per attuare comportamenti ritenuti dai più insoliti – almeno in questo periodo storico. Sarà una questione di potere, di controllo sociale, della semplice storia del vicino che sulle tue decisioni deve mettere bocca. E non si sa se è peggio leggere chi ti attacca o chi tenta di giustificare le tue scelte, credendo così di farti un piacere. Ma insomma, ripeto, fateci indossare quel che ci pare!
Le scarpe col tacco entrano spesso nel dibattito, tra forme di danza, marchi di moda e quadri del ‘600 in cui spuntano fieramente indossate. Negli ultimi anni sembra abbattuta qualsiasi barriera (sì, certo.) e già nel 2012 la stylist Cori Amenta, aveva presentato una collezione di decolleté, stivaletti e stivali da motociclista – dal 39 in su – con un forte rimando agli anni ’80. Collezione non proprio di successo, sarà che dieci anni fa ancora non si era arrivati a riscoprire e divorare quel tipo di estetica. Forse nel 2012 eravamo fermi agli anni ’50 e alle pin-up.
Tutto sembra cambiato da quando Alessandro Michele è alla direzione di Gucci. Lo stilista ha da subito adottato un’idea chiara di moda maschile, nelle sue collezioni – così come sull’e-shop – si trovano scarpe col tacco indossate da modelli maschili. Stesso discorso vale per Thom Browne, designer americano, che nelle sue collezioni gioca costantemente con gli innesti tra guardaroba maschile e femminile.
Poco prima della pandemia è nato il brand di scarpe Virili, diretto dal duo Davide Favetta e Daniele Ragosta, che “ammicca al mondo delle calzature femminili e, nello specifico ai tacchi, adattandosi all’anatomia e alle proporzioni di numeri grandi“, con l’intento di non “trascurare le persone che hanno voglia di indossare calzature ancora considerate non ordinarie“. Il design è assolutamente contemporaneo e la prima collezione presentata lo scorso settembre si ispira alle icone del mondo LGBTQ+, come Raffaella Carrà e Amanda Lear.
Insomma, la scelta è vasta, gli innesti sono tanti, i dibattiti accesissimi e fateci indossare quel che ci pare!