55enne di Trinidad e Tobago, Grace Helen Whitener è stata nominata giudice associato della Corte suprema di Washington. Un incarico di non poco conto, perché la Whitener è una donna di colore, immigrata, lesbica dichiarata e disabile. Un vero e proprio en plein sul piano della ‘diversità’.
Grace si è trasferita negli Stati Uniti per cure mediche all’età 16 anni. Ha poi conseguito la laurea presso il Baruch College di New York e la Seattle University School of Law, lavorando come procuratore, difensore pubblico e avvocato difensore privato prima di diventare il primo giudice LGBT di colore di Washington.
“Credo, come persona emarginata – essendo un giudice nero, gay, donna, immigrato e disabile – che la mia prospettiva sia un po’ diversa“, ha detto poco prima della sua nomina alla Corte Suprema. “Cerco di assicurarmi che tutti coloro che entrano in questa aula di tribunale si sentano i benvenuti, si sentano al sicuro e si sentano di poter avere un’udienza equa“.
Nel corso della sua lunga carriera, la Whitener è stata una fiera sostenitrice della diversità giudiziaria. È copresidente della Commissione per la minoranza e la giustizia dello Stato di Washington e ha cercato di educare le comunità emarginate sul sistema legale.
“Avere un potere giudiziario che rifletta la comunità che serve è veramente importante per aumentare la fiducia e la fiducia nei servizi che forniamo come ufficiali giudiziari”, ha sottolineato nel 2019. La Whitener è stata nominata alla massima corte di Washington dal governatore democratico statale Jay Inslee, che recentemente ha nominato anche Raquel Montoya-Lewis, primo giudice nativo americano. Quasi una doverosa risposta alla Corte suprema federale targata Donald Trump, sempre più maschile, bianca e cattoestremista.
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