E’ notte a Buenos Aires. Eva Peron è asserragliata nel suo appartamento privato con Peron, sua madre, un’infermiera, il suo amico di infanzia Ibiza e l’avvenente attendente del marito.La scena è di attesa, una attesa di morte. Della sua morte. Tutto rigorosamente in nero, candelabri mortuari, una bara, una sedia a rotelle segno della malattia che la sta consumando. Fuori la folla preme sui cancelli e piange. Vuole la commozione dell’estasi, dell’ultimo addio. Eva, personaggio divinizzato, simbolo di un potere fatto di parole e apparenza, attende ansiosa il momento del vero grande trionfo: la morte. Con lei in attesa la madre, ansiosa e furiosa, interessata solo a conoscere la combinazione di una cassetta di sicurezza; l’amico di sempre, vero creatore della sua icona, vero detentore del potere, unico burattinaio, Ibiza, attento
perché tutto si concluda al meglio con la suprema santificazione di Eva; un’infermiera umiliata continuamente; un Peron inesistente, ubriaco, debole, privo di qualsiasi autorità, ostaggio della sua emicrania; e il suo attendente dai modi dolci.
Eva si sente persa, sente avvicinarsi il momento, ma la morte ancora non la prende. Allora decide che ad immolarsi non sarà lei, ma l’infermiera, purchè – come spiega il regista Lorenzo Salveti – lo spettacolo continui, e il sacrificio giunga a compimento per la massa accalcata, per il suo popolo. “Santa Evita, madre dei derelitti, madre dei deboli” Urla Peron nel dare l’annuncio della morte. Un’Eva che rimarrà sempre viva.
Un rito beffardo, che coniuga estremi: risate e brividi di paura. Un rito che in continuazione spiazza gli spettatori. I personaggi sono nell’arco di un momento vittime e carnefici, crudeli e dolci, seri e ironici. Questo è il mondo di Copi, autore, attore, regista, fumettista, e quant’altro, argentino morto nel 1987. Il suo è un mondo di travestiti, non
perché i personaggi sono uomini che diventano donne e viceversa, ma perché
interpretano all’estremo l’ambiguità della condizione umana.
“Eva Peron”ci obbliga quindi a osservarci, a vederci dentro, ad analizzarci. A riflettere sulla morte, ad averne paura nella sua tragicità, ma nello stesso tempo di aggredirla, di essere noi i protagonisti. Interessante l’allestimento scenico, complice la sala grande del Teatro dell’Orologio, che si presta in maniera perfetta all’atmosfera sepolcrale, quasi catacombale. Tutto è rigorosamente nero, come si addice ad un funerale. Dai vestiti alla biancheria intima. Dalla bara ai candelabri. Sei gli attori. Tutti maschi. Chi in vestaglia, chi nudo, chi in mutande e reggipetto. Tutto splendidamente accompagnato da musiche di Schubert, Franck e da estratti del celeberrimo musical di T. Ricie e A. L. Weber.
EVA PERON
di COPI
Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini 17/a ROMA
interi 25.000
ridotti 15.000 (tessera ArciGay, Circolo Mieli, ArciLesbica)
fino al 5 novembre 2000
Personaggi e interpreti:
Evita Vittorio Attene
Madre Bartolomeo Giusti
Infermiera Giuseppe Tancorre
Ibiza Angelo Scarafiotti
Peron Roberto Raciti
Attendente Enzo Curcurù
Regia di Lorenzo Salveti
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.