Matteo Salvini scopre (accidentalmente) le persone intersessuali e decide di farne un problema. Si potrebbe riassumere così la nuova debacle olimpica tutta italiana – solo nelle scorse ore arrivata alla stampa internazionale – partita nientemeno che dal Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, forse un po’ troppo impigrito dal caldo per fare attenzione a ciò che scrive.
“Pugile trans dell’Algeria, bandito dai mondiali di boxe, può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini – scrive Salvini su X – Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato ‘i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo con sparring partners uomini’. Basta con le follie dell’ideologia woke!”.
Quando si cavalca la polemica per mestiere – perché non si può dire che l’occupazione primaria di Salvini sia in questo momento il ministero – la fretta può però essere cattiva consigliera.
Sì, perché nel suo oltraggioso post il ministro parla di Imane Khelif, pugile intersessuale socializzata e autoidentificatasi donna fin da bambina, eliminata dagli ultimi due Mondiali a causa dell’alto livello di testosterone nel suo corpo ma ritenuta idonea dal CIO per partecipare alle Olimpiadi di quest’anno.
Un caso che richiama quello della mezzofondista sudafricana Caster Semenya, e capace anche di risvegliare l’ultradestra italiana dal torpore estivo. Dopo la sparata, Salvini ha infatti chiesto un’informativa al Ministro dello Sport Andrea Abodi, con un linguaggio estremamente violento. La risposta non si è fatta attendere troppo:
“Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, Mondiali e Olimpiadi – commenta Abodi – Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così“.
Lo stesso linguaggio è poi stato ripreso anche da altri esponenti di questo governo:
“Boxe: un transgender algerino contro una donna italiana ai Giochi Olimpici… è politicamente scorretto dire che tifo per la donna?” – scrive Ignazio La Russa sui social.
“Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti” – rincara Eugenia Roccella.
La fake news è quindi rimbalzata ieri su tutte le principali testate nazionali ed internazionali, arrivando addirittura a essere sfruttata dai media ultraconservatori americani, proprio perché in molti hanno erroneamente ritenuto affidabili tali compattissime dichiarazioni.
Sarebbe però bastata una ricerca Google in più per scoprire che, quest’anno, non ci sono atlete trans alle Olimpiadi.
Sono state escluse proprio a causa di quei regolamenti fortemente discriminatori imposti dalle federazioni che impediscono loro la partecipazione a quasi qualsiasi tipologia di disciplina sportiva – compresi gli scacchi. Imane Khalif è invece una persona intersessuale, una distinzione forse un po’ troppo sottile per chi vede la comunità LGBTQIA+ come un blocco indistinto su cui scagliarsi alla prima occasione.
Ed è quindi una duplice discriminazione quella che Salvini, a suo malgrado, porta alla luce nelle scorse ore: quella verso le persone intersessuali, da sempre oggetto (e non soggetto) di un dibattito spietato nell’ambito dello sport agonistico, e quella verso le persone trans*, che allo sport agonistico oggi non possono neanche avvicinarsi.
L’equilibrio delicato tra il fair play e l’inclusività è però una tematica che il Comitato Olimpico ha saputo navigare quest’anno con cognizione di causa, in contrasto con l’atteggiamento prevalentemente escludente delle federazioni. Proprio per questo motivo, nessun portavoce ha perso tempo con la sterile polemica avviata da Salvini.
Se Imane Khelif volesse infatti partecipare a competizioni di atletica leggera, sarebbe obbligata a ridurre il livello di testosterone sotto i 10 nmol/L attraverso l’assunzione di anti-androgeni, competere nella categoria maschile o, in un’umiliante alternativa, in una categoria speciale destinata a persone con differenze di sviluppo sessuale come lei.
Siccome però Khelif compete nel pugilato, il CIO ha deciso, dopo attente valutazioni mediche, che le sue caratteristiche fisiologiche non le garantiscono automaticamente un vantaggio nelle competizioni della sua disciplina, sebbene il livello di testosterone sia comunque rimasto sotto i 10 nmol/L nei 12 mesi precedenti il torneo e per tutta la sua durata questa regola sia stata applicata con il dovuto discernimento.
Il che è evidenziato dal fatto che Khelif ha perso un incontro su quattro dei 36 disputati finora, ottenendo risultati paragonabili a quelli dell’azzurra Angela Carini. Forti le reazioni della sinistra italiana alla debacle:
La destra italiana non ne azzecca una, accecata com’è dall’odio verso le persone LGBTQIA+ non vede l’ora di potere sparare a zero contro di loro alimentando odio e fomentando pregiudizi e ignoranza.
Dopo la ridicola polemica sulla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di… pic.twitter.com/00sMH5JrjG— Laura Boldrini (@lauraboldrini) July 31, 2024
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“Imane Khelif non è una boxeur trans. Sfatiamo una bufala”, ha tuonato Vladimir Luxuria in un video Instagram. “Voglio fare questo video per dirvi di non farvi prendere per i fondelli. Non fatevi prendere in giro. Sta circolando questa bufala. Ci ero cascata anch’io all’inizio. Poi ho studiato bene il caso”. “Hanno messo in giro la notizia che ci sarebbe l’incontro tra la nostra azzurra Angela Carini – e dico subito che tifo per lei perché si tifa sempre per le nostre azzurre – e un’atleta trans, Imane Khelif”. “Ci sarebbe tanto da discutere sul concetto di inclusione, di pari opportunità, di non discriminazione che ovviamente non deve confliggere col concetto di lealtà sportiva. Ovviamente, bisogna fare in modo che la gara sia leale. Per fortuna, non lo decido io. Lo decidono gli esperti che compongono il comitato olimpico internazionale. Tra l’altro nato proprio a Parigi nel 1894. Sono loro che studiano la massa muscolare, il livello di testosterone, il peso corporeo e tutto il resto affinché ci sia una competizione. Ma non solo nel caso ci sia una donna trans e una donna cisgender, quindi nata tale. Ma anche nel caso in cui una scandinava debba competere con una orientale che ovviamente hanno dei fisici diversi. Come anche tra persone trans esistono fisici diversi. Ci sono trans che hanno una corporatura più importante e trans molto esili (…) Bisogna vedere caso per caso, disciplina per disciplina. Nella ginnastica artistica, ad esempio, tutto questo non comporterebbe un problema”. “Dov’è la fake news? La fake news è che Imane Khelif non è una persona trans”. “Basti pensare che è algerina, che rappresenta l’Algeria, l’ha già rappresentata nel 2020 a Tokyo durante i Mondiali. In Algeria la transessualità è un reato, così come l’omosessualità. Non avrebbe potuto fare la transizione in Algeria. Lei è nata donna. Ha solo un problema di livello alto di testosterone. Motivo per il quale Kremlev, il presidente russo della International Boxeur Association, la escluse dai mondiali (…) È semplicemente una donna. Esistono donne che hanno livelli di testosterone più alti. Vi ricordate il caso della sudafricana Caster Semenya sudafricana? Loro controllano i livelli di testosterone. Stanno usando noi per andare contro Macron come se Macron c’entrasse qualcosa con la scelta delle persone che devono gareggiare, decise dal comitato olimpico internazionale. Loro sono esperti, sono un ente non governativo”.
A rispondere in difesa dell’atleta è anche la federazione calcistica algerina, l’Algérie Football Média:
“La campagna di denigrazione e ostilità nei confronti di Imane Khelif è senza precedenti e non è fondata su prove mediche o biologiche concrete. Sebbene possa sembrare insolito precisarlo, Imane è una donna e lo è sempre stata, come evidente anche dalla fotografia allegata.
Imane, tuttavia, soffre di iperandrogenismo, una condizione che comporta livelli di androgeni superiori alla norma, risultando in una produzione di testosterone più elevata del solito. Questa particolarità ha portato alla sua squalifica dai mondiali di boxe del 2023. Da allora, Imane ha ricevuto trattamenti appropriati e, una volta normalizzati i suoi livelli ormonali, è stata riammessa alle competizioni dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per i Giochi Olimpici del 2024.
È evidente che la controversia sia stata amplificata dai media americani, con l’intento di colpire il simbolo rappresentato dai Giochi Olimpici del 2024. Imane è stata, pertanto, trasformata in un bersaglio per attaccare l’evento, che fin dalla cerimonia di apertura ha suscitato forti critiche, soprattutto negli USA. Abbiamo notato che alcuni individui, per ragioni non sempre chiare, hanno sfruttato questa situazione per esprimere sentimenti avversi verso l’Algeria, utilizzando Imane come strumento per canalizzare la propria frustrazione.
Da più di un giorno, invitiamo la comunità algerina sui social media a unirsi in supporto a Imane e a mostrare solidarietà contro i tentativi di manipolazione mediatica e politica. L’Algeria è una nazione che non tollera che i suoi cittadini siano oggetto di calunnie e attacchi ingiustificati”.
Imane Khelif sfiderà oggi la nostra Angela Carini alle ore 12:20, per gli ottavi del torneo olimpico di boxe categoria 66 kg dei pesi welter. Diretta TV su Rai 2 e Eurosport.
🚨L'ignoble campagne de calomnie et de haine que subit Imane Khelif est sans précédent et ne tient sur aucune preuve médicale ou biologique.
Bien que nous trouvons ça lunaire d'écrire ces lignes : Imane est une femme, elle est née femme, comme le prouve la photo ci-dessous.… pic.twitter.com/pRg7VJOR9f
— Algérie Football Média 🇩🇿 (@DZFOOTBALLDZ) July 31, 2024
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