Conoscere un ragazzo. Sposarsi. Formare una famiglia. Insomma, la storia d’amore perfetta. E’ quello che è successo a Christian Ruiz Gómez e Juan Luis Fernández Masip. Entrambi di origini spagnole, sono due uomini di 40 anni che appena conosciuti hanno capito di essere fatti l’un per l’altro. Il classico e raro colpo di fulmine. E nel giro di pochi anni, è nata una meravigliosa famiglia LGBT.
E si sono conosciuti tramite l’app per incontri gay Grindr. L’applicazione più famosa quindi non serve solo a trovare il ragazzo più vicino per un’ora di piacere, ma si può trovare anche l’anima gemella.
Da una “non risposta” alla nascita di una famiglia LGBT
Come spesso accade, anche Juan e Christian hanno iniziato con un semplice “ciao” nella chat di Grindr. E’ stato Christian a iniziare la conversazione, ricevendo dall’altra parte una celebre “non risposta“. Quante volte sarà capitato, che pieno di buone intenzioni un utente cerca di aprire un dialogo con foto e complimenti, per scoprire poi che il messaggio è stato solamente visualizzato, senza rispondere nemmeno con un “no, grazie”?
Christian però non si è perso d’animo, scrivendogli qualche giorno dopo, pensando fosse un nuovo utente (in realtà Juan aveva semplicemente cambiato la foto del profilo). Questa volta, la risposta è arrivata. Ed è stato l’inizio della loro storia.
I primi convenevoli, qualche foto, e la decisione di vedersi a cena. Era il 2011. L’anno dell’inizio della loro famiglia LGBT. Due anni dopo, però, Juan è dovuto andare in Australia per lavoro, iniziando una relazione a distanza con Christian, che invece era rimasto in Spagna. Ma l’amore non si è mai affievolito, fino al grande passo. Un giorno, Cristian ha preso l’aereo, si è fatto 60 ore di viaggio ed è arrivato in Australia, solo per mettere un anello al dito del suo ragazzo. In questo modo Christian ha chiesto al suo Jan di sposarlo.
E l’arrivo del bambino
Dopo le nozze presso l’ambasciata spagnola in Australia nel 2015, Juan e Christian iniziano hanno pensato che era il momento di mettere su una famiglia LGBT. L’adozione prevedeva tempi molto lunghi e il rischio di ricevere un rifiuto, quindi optano per una maternità surrogata, ma con paletti ben precisi: non vogliono che la loro felicità possa essere tristezza per qualcun altro. La donna insomma lo avrebbe fatto perché non poteva o voleva tenere il bambino.
Il primo bimbo è arrivato dopo che la situazione si era complicata, poiché l’inseminazione si è ripetuta più volte. Ma ne è valsa la pena, perché è nato Anxo, in Messico. Poco dopo, in Australia, è arrivato Atlas. Due bimbi sani e bellissimi. Per una stupenda e perfetta famiglia LGBT.
I due papà hanno raccontato la loro storia su Instagram, condividendo decine di foto della loro bellissima famiglia.
https://www.instagram.com/p/B9NBeomI-c9/
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Faccii capire, ma chi caxxo pensi di essere che stai sempre a criticare tutto, Dio sceso in terra?