Innamorarsi di un go-go boy. Facile, se ha le sembianze di John Paul Pitoc. Succede nella bella commedia gay “Trick”, da poco distribuita in DVD nella collana Queer della Dolmen di Emik, doppiata in italiano. Il film, diretto nel 1999 da Jim Fall e presentato con successo ai festival Sundance e Berlino, racconta l’avventura di una notte di Gabriel (Christian Campbell) giovane aspirante compositore alle prime esperienze nel mondo omosessuale.
Il ragazzo decide una sera di fare un giro in un bar gay, e resta folgorato dal corpo mozzafiato del cubista Mark (John Paul Pitoc, appunto). Con sua grande sorpresa se lo ritrova in metropolitana, e dopo un breve gioco di sguardi, Gabriel porta la sua conquista a casa; a causa di una serie di situazioni esilaranti, commoventi o incresciose, i due passeranno la notte alla ricerca infruttuosa di un posto dove fare sesso. Di questo si dovrebbe trattare: di un incontro occasionale di una sera, una scopata e via. Il termine “trick” infatti indica proprio gli incontri di sesso mordi e fuggi, ma in questo caso ciò che doveva sembrare qualcosa di poco impegnativo potrebbe alla fine, quando l’alba illumina i grattacieli di Manhattan, rivelarsi più coinvolgente.
Il film è ben costruito, con personaggi azzeccati, buone interpretazioni (forse il go-go boy di Pitoc è troppo “tutto muscoli e niente cervello” ma quei muscoli sono del tutto soddisfacenti) e riesce a sfiorare una serie di luoghi comuni sull’ambiente gay e sulla inconsistenza degli incontri che lì si consumano senza scadere nella banalità, anzi ribaltandone il senso. Così l’amica “frociarola” del protagonista incarna il percorso di autoaccettazione che anche nell’ambiente più evoluto può rendersi necessario, mentre il cubista che tutti corteggiano decide di dedicarsi solo allo sfigato adolescente che ha incontrato in metrò… Senza tralasciare la performance dell’immancabile drag queen (doppiata – sembrerebbe – dalla stessa Platinette) che spinta dall’invidia cerca di convincere il giovane musicista ad abbandonare l’idea di potersi “accoppiare” con Mark.
Si muove su un altro terreno la seconda uscita recente della collana Queer, “P.S. Your Cat Is Dead” che con un abile script riesce a mettere a confronto due diverse sessualità e modi di vita. “P.S. Your cat is dead” è un romanzo, un testo teatrale e un film scritti da James Kirkwood, autore gay che ha collaborato anche nella scrittura di A Chorus Line. Scritto inizialmente per il teatro nel 1970, è incentrato sulle sfortune dell’attore e scrittore Jimmy Zoole, che è stato piantato dalla sua ragazza all’ultimo dell’anno, e il cui gatto, a sua insaputa, è passato a miglior vita in una clinica veterinaria.
Come se non bastasse, Jimmy sorprende nel suo appartamento un ladro, Eddie, che scopre essere quello che lo ha derubato già più volte nelle ultime settimane, portandogli via tra le altre cose anche il prezioso e unico manoscritto del suo romanzo. Desiderando dare al ladro una bella lezione, Zoole lo lega sul tavolo della cucina riservandogli inizialmente trattamenti poco cordiali: per cena, gli servirà il cibo del gatto morto, o per rendergli più agevole l’espletamento dei bisogni corporali, lo lascerà a chiappe nude dopo avergli tagliato i pantaloni.
Nel corso della serata, però, i due cominciano a entrare in confidenza: Eddie rivela al suo torturatore di essere gay e Zoole lo interroga sulla sua vita sessuale e sentimentale, apparentemente per prendere materiale per un romanzo. Zoole, che è in lutto per la morte recente del suo miglior amico (un po’ come accade a Brick Pollitt di “La gatta sul tetto che scotta” di Tennessee Williams; sarà per questo che il gatto di Zoole si chiama Tennessee?…) a poco a poco comincia a interrogarsi sulla sua stessa sessualità.
Si prende persino una divertita rivincita sulla sua ex-fidanzata quando lei appare nell’appartamento con il suo nuovo compagno, giusto in tempo per trovare Zoole che chiacchiera con il giovane e attraente maschio che ha legato al lavandino. Alla fine, Zoole e Eddie stabiliranno un clima di fiducia e la scena finale suggerisce la nascita di una profonda amicizia, se non addirittura di una relazione.
Il vago sapore fetish del film (il sottotitolo dell’edizione italiana è “La vita, l’amore e un po’ di bondage“) e il modo bizzarro con cui riesce ad affrontare i temi dell’omosessualità e della bisessualità ne hanno fatto un cult fin da quando nel 2002 lo stesso Steve Guttenberg (Scuola di Polizia, Tre uomini e una culla), che interpreta il ruolo del protagonista, ha deciso di adattare per lo schermo il testo teatrale, scegliendo poi per il ruolo del giovane ladro il sensuale Lombardo Boyar.
Per completare la rassegna dei titoli recentemente pubblicati in DVD nella collana Queer, citiamo anche “Latin boys go to hell”, destinato agli amanti degli uomini bruni, mascolini, mediterranei. Il film, diretto da Ela Troyano, ne presenta alcuni davvero fascinosi, come il giovane Irwin Ossa nel ruolo del ventenne Justin perso nei suoi sogni ad occhi aperti, tra idoli del pop e stars delle telenovelas messicane. Quando il suo attraente cugino Angel arriva a New York, Justin prova un’immediata attrazione nei suoi confronti rischiando così di compromettere i rapporti con la sua cerchia di amici. Presto il protagonista si troverà a vivere una vita folle e confusa, modellata sulle gesta del protagonista della sua telenovela preferita.
Il film presenta la più ampia galleria immaginabile di stereotipi e luoghi comuni sulla comunità latino-americana che vive negli USA: dalla passione per le telenovelas al culto del proprio corpo, dalle immagini religiose ai delitti passionali per gelosia. Il tutto montato in maniera insulsa in una sceneggiatura che aspira a tingersi di colori forti, ma riesce solo a sbalordire per la sua inconsistenza.
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