Si intitola “Lo spettacolo delle ragazze”, ossia quanto galeotto possa essere il palcoscenico per due attrici, entrambe impegnate in un’altra relazione. È l’americano “Girl Play” il film vincitore della dodicesima edizione di Immaginaria nella categoria più attesa, quella delle pellicole a carattere narrativo.
La trama si sviluppa tra scene della vicenda, intorno alla preparazione di uno spettacolo teatrale in cui le due sono amanti, e i commenti delle protagoniste, talvolta caustici e divertenti, talvolta troppo legati a schemi da sit-com. Ma i temi dell’inevitabile attrazione per “chi non si dovrebbe”, delle relazioni esistenti ma irrimediabilmente finite, del crescere di un nuovo sentimento che il buon senso vorrebbe soffocato, sono senza dubbio piaciuti al pubblico del Festival, che non ha mancato di premiare l’opera di Lee Friedlander.
Un solo voto ha relegato al secondo posto il canadese “Show me” (Mostrami) di Cassandra Nicolau, cinematograficamente più interessante e innovativo, sebbene con qualche incongruenza narrativa. Qui è Sarah, affascinante businesswoman che solo molto più tardi il pubblico scoprirà essere lesbica, a precipitare in una spirale di violenza e inquietanti dinamiche psicologiche, dopo essere stata rapita da due ragazzi di strada mentre, nel traffico, sta raggiungendo la compagna per festeggiare il decimo anniversario della loro unione.
Fra i documentari, premio meritatissimo allo scanzonato “Nos parents sont gays et ce n’est pas triste” (I nostri genitori sono gay e non è poi così triste) di Marie Mandy. È il viaggio di due adolescenti, che dopo il divorzio dei genitori vivono con la madre e la sua compagna, alla ricerca di giovani con la medesima esperienza. Un cortometraggio che fa riflettere con un sorriso, tra giudizi retrivi e battute dei compagni di scuola, sui significati di cui può riempirsi la parola “omogenitorialità”.
Miglior film sperimentale è stato decretato l’inglese “Room service“, breve intreccio di solitudini all’Edward Hopper Hotel, mentre come film d’animazione è stato premiato l’australiano “Granny queer – the late bloomers” (Nonnina queer – primavera tardiva), improbabile furto di biancheria in stile flower power.
Il Premio speciale Immaginaria, assegnato al film più originale per soggetto e linguaggio e che si è distinto per contenuto e profondità di analisi, è andato invece a “Standing up” (Prendi posizione, foto in fondo), il sagace corto dell’americana Jenn Garrison sul conflitto generazionale.
Ai quattro giorni di festival hanno preso parte poco meno di 700 donne (di uomini, pur se alcune proiezioni erano aperte anche a loro, non se ne sono visti molti), per un totale di quasi 5000 ingressi alle proiezioni.
La dodicesima edizione del “Festival Internazionale del Cinema delle Donne Ribelli, Lesbiche, Eccentriche” si è chiusa quindi con un bilancio artistico decisamente positivo, pur se quello economico, sempre alla ricerca del giusto sostegno finanziario da parte delle istituzioni, lascia in forse l’organizzazione della prossima edizione.
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