Joann Brandon, la madre di Teena, l’adolescente transgender il cui omicidio ha ispirato il film del 1999 "Boys don’t cry", afferma di volersi appellare contro la sentenza sulla ingiusta morte di sua figlia.
Teena Brandon, 21 anni, che si considerava un uomo e si vestiva come un uomo, usava lo pseudonimo di Brandon Teena. Fu uccisa da due uomini nel 1993 dopo aver detto all’allora sceriffo della Contea di Richardson Charles Laux che gli uomini l’avevano violentata dopo aver scoperto che era una donna.
John Lotter e Marvin Nissen uccisero anche due persone che assistettero all’omicidio. Lotter è nel braccio della morte; Nissen sta scontando una condanna all’ergastolo.
Joann Brandon ha presentato denuncia per danni, sostenendo che lo sceriffo non fece niente per proteggere sua figlia dopo che lei aveva denunciato le violenze subite.
La Corte Suprema del Nebraska ha annullato la sentenza di un tribunale minore che riconosceva alla Brandon un risarcimento di 17.360 dollari. Allora, il giudice aveva concesso il minimo risarcimento sentenziando che Teena Brandon era parzialmente responsabile della sua stessa morte, a causa del suo stile di vita.
La Corte Suprema dello stato ha invece riconosciuto alla madre della Brandon 80.000 dollari di risarcimento e in più ha ordinato alla contea di pagarle altri 7.000 dollari per angustie emotive, 6.223 dollari per le spese del funerale e 5.000 dolari per il "valore intrinseco".
Il legale di Joann Brandon ha detto che la donna era molto amareggiata dalla sentenza e che farà appello.
di Gay.com UK
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.