Le suore cattoliche italiane annunciano un’apertura all’affermazione di genere, al superamento del binarismo di genere e un’apertura al coming out delle giovani donne in procinto di affermare la propria vocazione per divenire suore. A dirlo è Suor Micaela Monetti, recentemente eletta presidente dell’Unione delle Superiore maggiori d’Italia. In un’intervista al mensile “Donne Chiesa mondo” dell’Osservatore Romano, la leader delle suore italiane, 67 anni, ha mostrato di avere a cuore la questione del genere, perché ritiene che le giovani generazioni, nel riflettere sulla propria vocazione, richiedano una considerazione più attenta dell’identità di genere in un contesto in cui questa identità viene costantemente messa in discussione. Suor Micaela fa riferimento all’esperienza quotidiana delle sue consorelle che si dedicano all’educazione integrale, sottolineando che l’affettività delle giovani è spesso confusa e instabile.
Nell’anticipazione dell’intervista fornita da Vatican News, si leggono le seguenti dichiarazioni di Suor Micaela Monetti:
“la questione del gender è un tema che sta a me particolarmente a cuore perché le nuove generazioni, le giovani che si interrogano su una proposta vocazionale, noi le incamminiamo su dei percorsi senza dare particolare attenzione a una identità di genere consolidata ma che oggi riceve tante sfide”
La religiosa fa riferimento all’esperienza riportata sul campo quotidianamente da tante suore impegnate nella formazione, e parla di un’affettività “provocata da tanta confusione e da tanta instabilità”.
“C’è un mondo sempre più fluido. Bisogna accogliere l’invito che fa Papa Francesco ad ascoltare prima di giudicare e incasellare, e riconoscere che Dio ha una parola buona e uno sguardo buono e non si può chiudere la porta a priori. Bisogna esserci, ed esserci in modo preparato”.
Monetti spiega che durante i percorsi vocazionali, l’orientamento sessuale della giovane ragazza non è immediatamente dichiarato, perché c’è il timore dello stigma.
“In genere è nel periodo di juniorato, nella fase dei voti perpetui che emergono quelle che anche per le formatrici sono delle vere sorprese: ciò che sembrava certo fino all’altro ieri, non lo è più. È un campo che ci sta interpellando con domande forti e certamente disorientanti. Io non ho le risposte ma è necessario abitare questa realtà e cercare insieme il progetto di Dio. Perché ci sono forme e forme di vita consacrata. Non possiamo bypassare questa realtà, occorre prossimità. E anche i nostri adolescenti devono trovare nelle nostre consacrate dei punti di riferimento che aiutino nelle domande che si stanno facendo”.
(gf)
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