LA STORIA D’AMORE PIÙ LETTA

Esce finalmente in Italia "La corsa di Billy" traduzione del best-seller "The front runner" uscito nel 1974 in USA che ha venduto 11 milioni di copie in tutto il mondo.

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Quanti atleti gay conoscete che si siano avvicinati a una medaglia olimpica? Sicuramente pochissimi, perché molto pochi sono quelli che hanno dichiarato la loro omosessualità.

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Si contano sulla punta delle dita: il tuffatore Greg Louganis, il nuotatore Mark Tewksbury (entrambi dichiaratisi gay dopo essersi ritirati dall’attività agonistica), il fantino Robert Dover e le giocatrici di pallamano Mia Hundvin e Camilla Andersen. Poi ci sono atleti come le tenniste Martina Navratilova, Amelie Mauresmo e Conchita Martinez o il tuffatore David Pichler e altri ancora che non hanno vinto medaglie alle Olimpiadi ma il cui nome è noto a tutti. Si tratta di sportivi che hanno dichiarato la propria omosessualità solo piuttosto recentemente: forse il primo caso di coming out di un atleta olimpionico è stato quello, avvenuto nel 1976, di Tom Waddell, arrivato sesto nel decathlon alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 e fondatore dei Gay Games. Ma nel 1974, di omosessualità nel mondo dello sport non se ne parlava per niente.

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È anche per questo che The front runner, il romanzo di Patricia Nell Warren pubblicato in quell’anno, ebbe una visibilità così ampia. Naturalmente non solo per questo: è anche una bellissima storia d’amore tra un allenatore ex-marine e il suo podista dallo straordinario talento, è scritto con molta passione e costruito in maniera spettacolare, e questo giustifica il suo successo mondiale, che lo ha portato ad essere tradotto in dieci lingue e letto da oltre 11 milioni di persone. Un successo che finalmente, con oltre trent’anni di ritardo, tocca anche l’Italia: la Fazi editore ha infatti pubblicato, con il titolo “La corsa di Billy” (336 pagine, 15 euro), l’ottima traduzione di Silvia Nono di questo che non a torto possiamo definire il romanzo gay più letto di tutti i tempi.

Il pregio di questo libro sta nel toccare numerosi temi che tuttora non sono risolti; a partire, naturalmente, dall’omofobia nel mondo dello sport. Ma si direbbe quasi che non siano affatto passati 33 anni da quando Patricia Nell Warren descriveva i pregiudizi contro le persone gay, o l’approssimazione con cui veniva trattata l’omosessualità sui media.

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Il cuore del libro sta però nella storia d’amore che racconta; protagonista è Harlan Brown, ex-marine, appassionato di atletica, finito a fare l’allenatore in un piccolo college alternativo, l’unico che l’abbia accettato dopo che alcune voci sulla sua omosessualità, messe in giro da uno studente di cui aveva respinto le avances, lo avevano costretto ad abbandonare il prestigioso college in cui allenava spingendolo a prostituirsi per mantenere l’ex-moglie e i due figli. A disturbare la quiete che Harlan è riuscito a ritagliarsi, arrivano un gruppo di tre atleti gay, allontanati anch’essi dalla loro squadra da un allenatore omofobo, che chiedono di essere allenati da lui; tra di loro c’è Billy Sive, giovane dalla bellezza disarmante e dal talento eccezionale, di cui Harlan si innamora immediatamente. Il resto della trama…

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Il resto della trama non può essere riferito, dal momento che la preziosità del libro sta anche, e soprattutto, nel riuscire ad avvincere il lettore in una storia epocale, sia per i sentimenti che evoca sia per le battaglie civili che sottintende. E forse proprio nel suo voler coinvolgere tutti gli argomenti in gioco portandoli fino all’eccesso sta il punto più debole del romanzo che oggi, a oltre trent’anni dalla sua prima pubblicazione, potrebbe essere definito una “americanata” condita con tanto di patriottismo e radicamento nella cultura statunitense.

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Non sono però questi i temi per cui “The front runner” ha suscitato anche accese polemiche al tempo della sua prima pubblicazione da parte sia delle attiviste lesbiche che si sono sentite tradite dal fatto che Patricia Nell Warren avesse deciso di raccontare un amore tra uomini, sia degli omosessuali di sesso maschile che la accusavano di scrivere cose di cui non poteva avere informazione diretta. “Ho ricevuto non pochi sputi in faccia” racconta la Warren a proposito di quelle polemiche. In realtà inizialmente il libro doveva avere protagoniste due donne ed essere quindi molto più vicino all’esperienza diretta dell’autrice: Patricia Nell Warren, lesbica dichiarata, è anche una appassionata di corsa e nel 1969 è stata una delle prime donne a portare a termine una maratona, specialità fino a poco tempo prima assolutamente vietata alle atlete di sesso femminile. «All’inizio non ho avuto problemi – dice, ricordando quella maratona di Boston di quasi 40 anni fa – Ma le ultime miglia furono mortali. Ero vicina all’esaurimento totale e stavo pensando di ritirarmi. C’era un coso chiamato ‘il bus dei perdenti’ che andava in giro a raccogliere le persone che abbandonavano la gara. Il bus mi si accostò, aprì la porta e l’autista disse ‘Dai pupa, non ce la fai più, sali’». Ma furono proprio quelle parole cariche di maschilismo a convincere la Warren a portare a termine la gara: «Fu come una medaglia d’oro alle Olimpiadi – racconta – tagliare la linea del traguardo ed essere la quinta donna ad averlo mai fatto».

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Fu in quel periodo, incontrando altre donne come lei e raccogliendo le loro storie, che nacque l’idea di base di The front runner come la storia d’amore tra una allenatrice lesbica e una delle sue atlete. «Ma eravamo nel 1972 e m’è bastato scrivere un paio di capitoli per capire che nessuno avrebbe trovato la storia credibile perché non c’erano donne allenatrici nella corsa campestre. C’erano alcune donne che si facevano strada come atlete non professioniste ma erano tutte allenate da uomini. Non c’erano allenatrici lesbiche al livello in cui devi essere per pensare di portare un’atleta ai giochi olimpici».

Così i protagonisti si trasformarono in maschi. E nacque un libro che ha fatto parte della storia dell’omosessualità in letteratura, vista l’enorme diffusione che ha avuto per tre decenni. Sin dalla sua prima pubblicazione, in molte città degli Stati Uniti sono nati club di omosessuali appassionati di atletica intitolati come il libro, e molti sono ancora attivi e partecipano ai tanti raduni organizzati in tutto il paese (il prossimo sarà il 7 luglio al Cox Stadium della San Francisco State University). E centinaia di donne e uomini, atleti e non, riconoscono che The front runner è stato fondamentale nel loro percorso di autoaccettazione. «Ci sono persone che mi dicono di aver letto il libro quando è uscito e che tornano a leggerlo anche oggi – riferisce la Warren spiegando questo duraturo successo – Pensano sia ancora significativo, che ci sia ancora tanta omofobia nel paese e che i problemi nel mondo dello sport non sono svaniti. È anche una storia d’amore, e credo che le storie d’amore abbiano un appeal davvero durevole».

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Il successo ottenuto da The front runner giustifica la pubblicazione di due “seguiti”, Harlan’s race del 1994 e Billy’s boy tre anni dopo; l’ultima fatica della Warren, invece, è The wild man; storia d’amore gay tra un torero e un giovane contadino nella Spagna franchista. The front runner potrebbe prima o poi diventare un film, anche se al momento non si sa se e quando si troverà qualcuno disposto a produrlo. Persino Paul Newman aveva mostrato interesse per il progetto alla fine degli anni 70, ma ancora oggi che i diritti cinematografici sono tornati ad essere detenuti dalla Warren dopo essere passati nelle mani di altri tre candidati produttori, nessuno sembra disposto a investire in una storia che presenta i gay come persone e atleti felici e vincenti. Eppure, anche riguardo al film tratto dal suo libro come nella maratona di Boston del 1969, la Warren rifiuta di salire sul bus dei perdenti e combatte ancora per trovare il modo di realizzarlo.

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