In Malesia qualunque identità che ricade sotto l’ombrello LGBTQIA+ fa rabbrividire il governo. Nella speranza di ridurre al minimo il “pericolo”, JAKIM (Dipartimento dello Sviluppo Islamico in Malaysia) ha realizzato un’app per curare l’omosessualità: più nello specifico, si chiama –tradotto “pellegrinaggio personale” – ed è sostanzialmente un e-book che attraverso versi del Corano, sermoni, e funzioni religiose cerca di “riallineare” chi legge verso “uno stile di vita più adeguato con le scritture islamiche”.
Hijrah Diri ialah sebuah aplikasi inisiatif JAKIM bersama Yayasan Ihtimam Malaysia untuk bantu golongan LGBT kembali kepada fitrah.
Buat masa ini hanya ada di Google Play Store.
Untuk muat turun, sil klik pautan di https://t.co/VjGJ7fsfIV pic.twitter.com/KJ7koDZ2M4
— JAKIM (@MyJAKIM) March 9, 2022
“Benvenuto in questo meraviglioso viaggio” esordisce la descrizione dell’app: “Con la volontà di Dio, avrai modo di comprendere i primi passi verso la direzione giusta, e raggiungere successo in questo mondo come nell’aldilà“. Per Idris Ahmad, responsabile della JAKIM, attivisti e personalità LGBTQIA+ stanno promuovendo uno stile di vita tossico e problematico, soprattutto attraverso i social network, e quest’app è uno sforzo per prevenire “la normalizzazione della comunità LGBTQIA+” e salvaguardare l’istituzione della famiglia.
L’app si definisce un “tentativo per superare il vizio dell’omosessualità” ed è anche finanziata da Google Play Store, catalogandola alla voce “per tutte l’età”, e nonostante la valanga di polemiche nella sezione commenti, risulta ancora disponibile. Tra le recensioni c’è chi prende le difese dell’app, definendola più un “invito” che una forzatura, creato appositamente per le persone mussulmane, nel tentativo di riavvicinarle all’Islam e ristabilire “uno stato di purezza“. Ma anche chi la deride apertamente (“dopo averla scaricata mi sento ancora più gay di prima” scrive un utente).
Ma per l’ampia maggioranza, Hijarh Diri – che ha anche diretto accesso ai documenti dell’utente, contatti, localizzazione, foto, e connessione wi-fi – non fa altro che legittimare le vedute di un paese già di per sé fortemente omobitransfobico (in Malesia chi fa sesso gay rischia fino a 20 anni di prigione con fustigazione obbligatoria) rafforzando una narrazione che vede l’omosessualità come “uno stile di vita correggibile”. Come scrive un altro utente: “non dovrebbe trovare spazio né su Google Store e o in qualunque piattaforma online”.
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