Dall’alto del suo 0.6% preso alle ultime elezioni nazionali con il suo Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi continua imperterrito la sua battaglia contro la comunità LGBT. Dopo aver provocatoriamente chiesto su Twitter al deputato Alessandro Zan se dovesse finire in galera nel momento in cui la legge contro l’omobitranslesbofobia dovesse essere approvata e lui dichiarasse “che l’omogenitorialità è un abominio ideologico criminale perché due gay, stante la normativa italiana, diventano padri solo violandola comprando un bambino dopo aver affittato un utero“, Adinolfi ha messo le mani avanti.
“Qualcuno insiste ad affibbiarmi una omofobia che rifiuto”, ha esordito l’ex DC. “Non sono omofobo, mai stato omofobo, sono totalmente disinteressato a quel che accade sotto le lenzuola altrui, basta e avanza dovermi occupare dei miei peccati”. Magari ha anche ‘tanti amici gay’, il signor Adinolfi, poi sceso nei particolari di questa affermazione a dir poco curiosa.
Io non critico stili di vita. Io mi batto contro leggi che considero sbagliate: la legge Cirinnà (battaglia persa) l’articolo sulla stepchild adoption che avrebbe legalizzato l’utero in affitto (battaglia vinta) la legge Scalfarotto (battaglia vinta) la legge Zan (vedremo come va a finire). Si chiama dissenso politico. Io non sono un omofobo. Io sono un attivista dei diritti civili, dei veri diritti civili e l’ho spiegato proprio nel mese di giugno di cinque anni fa a Scalfarotto e Renzi e compagnia concludendo il mio intervento in piazza San Giovanni. Sono un militante dei veri diritti civili, un cittadino impegnato nel Popolo della Famiglia, come sempre non mollerò fino alla fine della battaglia, perché chi dissente lotta senza fare calcoli sull’esito della battaglia, sulla convenienza della stessa. Semplicemente si interroga se sia giusta, la battaglia. Questa lo è più di tutte. Il Popolo si rimetta in marcia, la testuggine avanzi e andiamo a vincere anche questa, senza paure da cattolici cacasotto e divisi, ma da cittadini democratici e liberi che certamente incontreranno nel percorso altri cittadini che hanno a cuore come noi la libertà di tutti.
Di tutti, a meno che non siano persone LGBT, evidentemente, a cui l’ex Pd vieterebbe matrimoni, figli, semplicemente diritti. Liberi poi di insultare, di diffamare, di sbandierare menzogne, e di incitare indirettamente all’odio, che spesso può tramutarsi in violenza sia verbale che fisica. Adinolfi definisce sfacciatamente tutto questo come ‘libertà’, ma questa sua irreale visione di ‘libertà’ ha un altro nome. Si chiama omolesbobitransfobia.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.