Era l’ultimo spauracchio (per la verità un po’ complottista) ventilato da chi non voleva o forse non riusciva a credere davvero che alla fine questa benedetta legge sulle Unioni Civili sarebbe davvero divenuta realtà anche qui, nell’arretrata e sempre un po’ bigotta Italia.
Un Sergio Mattarella, vecchio esponente della DC, fervente cattolico che avrebbe potuto pronunciare il Gran Rifiuto alla legge che dispensa un primo riconoscimento agli omosessuali italiani: un vero incubo, con conseguente riazzeramento di tutto il percorso.
Alcuni in cattiva fede, decisi fino all’ultimo a sminuire la portata di questa legge e di chi l’ha fortemente voluta, a cominciare dal governo, che comunque la si pensi politicamente ha dato prova quantomeno di non bluffare, come tante volte si fa in politica.
Altri probabilmente in buona fede ma vulnerabili, increduli ed ancora impreparati ad abbandonare la sfiducia verso una classe politica che di delusioni al mondo gay nel corso di questi 30 anni ne ha date tante, tantissime, spesso conseguenti ad altrettante illusioni dispensate per il calcolo politico del momento.
Ed invece la firma del Presidente della Repubblica, Mattarella, avvenuta pochi minuti fa e comunicata alle agenzie di stampa, che in pochi giorni, giusto il tempo tecnico, e nella massima discrezione, consacra definitivamente un mese di Maggio che noi, gay italiani, ricorderemo e festeggeremo a lungo.
La legge entrerà in vigore immediatamente per previsione del suo stesso comma 35, senza attendere l’ordinario periodo di vacatio legis di 15 giorni. Tuttavia, diventerà operativa entro un paio di mesi al massimo con l’emanazione del decreto attuativo provvisorio.
La sostanza è che, tempi a parte, la Legge sulle Unioni Civili è legge dello Stato Italiano a tutti gli effetti.
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