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MEG: L’ORGOGLIO D’ESSERE SPECIALI

Primo disco da solista della voce dei 99 Posse, a metà tra Björk e le atmosfere anni ’70. L’abbiamo intervistata: “sono una sognatrice, voglio cambiare le meccaniche terrestri”.

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5 min. di lettura

ROMA – E’ uscito da pochi giorni il disco d’esordio di Meg – superba voce dei 99 Posse – intitolato, appunto “Meg”. Un disco sorprendente, curato, vario in cui elemento unificatore è senza dubbio la splendida voce di Meg in grado di armonizzare anche il suono più spigoloso, il frammento elettronico più ricercato.
Abbiamo incontrato Meg e le abbiamo rivolto alcune domande.

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Qual è il percorso che ti ha portato a realizzare questo disco da solista?
Nel momento in cui con i 99 Posse abbiamo deciso di prenderci questa pausa, mi si è aperta la possibilità di lavorare da sola. Non volevo rimanere con le mani in mano e così ho deciso di provare a vedere cosa sarebbe successo, se mi fossi messa a lavorare da sola. Forte anche dell’esperienza di Nous, con Marco Messina per la colonna sonora dello spettacolo “Dentro la tempesta” ispirato a “La tempesta” di William Shakespeare per la regia di Giancarlo Cauteruccio (nella quale ero riuscita a rendermi autonoma nell’arte del programming – grazie a Marco!), ho provato con il mio mini studio portatile: un computer, una tastierina muta e tutti i software necessari ho cominciato a lavorare a casa mia a Napoli e, man mano che si accumulava materiale, sia musicale, sia di testi scritti, mi spostavo a tappe nello studio di Carlo Rossi a Torino con il quale ho co-prodotto gran parte del disco. Da un lato si è trattato di un percorso estremamente divertente e ludico – perché il mio approccio alla tecnologia del programming è proprio ludico, trovando questo mezzo estremamente amico- dall’altro è stato estremamente faticoso poiché era la prima volta che lavoravo da sola e tutti i tempi erano scanditi solo dalla mia volontà: mi sono sentita una specie di lumachina…

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Prima hai parlato della pausa dei 99 Posse. Com’è il tuo rapporto con il resto del gruppo?
Si tratta di un rapporto tranquillo. Soprattutto con Marco Messina continuo ad avere contatti costantemente. Con Luca (O’ Zulù) e Massimo (JRM) ci sentiamo un po’ di meno. Luca vive a Milano, Massimo è affaccendato nelle sue cose. Con Marco c’è un rapporto privilegiato perché c’è sempre stata un’intesa particolare fra me e lui. Se ci siamo presi una pausa, ci sarà un motivo: avevamo bisogno di staccare da questa convivenza pluridecennale, continuata, quasi compulsiva. E quindi c’è stato anche un naturale momento di distacco.
Del tuo disco è stato detto che si tratta di una prova raffinata e piena d’ironia in cui tu canti alla Mina su basi orchestrali ricche di effetti speciali (viene in mente la Björk di qualche disco fa). L’accostamento a questi due personaggi non ti fa un po’ paura?
Sono lusingata da ciò perché si tratta di due artiste di pregio: credo che le persone abbiano bisogno di creare dei paragoni, perché dà sicurezza. Nel caso di Björk la seguo dai tempi degli Sugarcubes e l’ho apprezzata. Ho sempre trovato in lei dei punti di affinità, sia in alcune sfumature della voce, sia nella sensibilità della scrittura. Esiste, senza dubbio, una corrispondenza d’amorosi sensi a distanza con altre persone. In più Björk è stata una persona che ha dato il “la” a parecchie donne musiciste con il suo invito ad osare e ad andare per la propria strada. Nel caso di Mina… non l’ho mai ascoltata! Quando ero piccola, i miei genitori ascoltavano parecchia musica degli anni 60-70… ma non Mina, poiché dicevano che aveva la voce troppo impostata! Solo recentemente ho ascoltato per la prima volta pezzi di quando Mina era giovanissima. Non credo di avere una tecnica al pari di quella di Mina, però quello che si respira nelle mie canzoni è il sapore di quegli anni [e infatti la canzone Audioricordi ricorda molto Luigi Tenco, ndr].

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Nel tuo sito, molto bello tra l’altro, tieni un diario. Curiosando mi ha colpito questa frase: “Io voglio cercare ciò che sta dentro, nel profondo, il più delle volte irraggiungibile, lontano dalle cose inutili, che naviga nel liquido amniotico del mio inconscio, che si rende visibile solo a tratti per strizzarmi l’occhio… Solo chi si sente parte dell’Esercito Mondiale dei Sognatori mi potrà capire”. Qual è il sogno che ti sta più a cuore?
Più che un sogno si tratta di un’utopia. Immagino spesso il mondo governato, e non comandato come avviene oggi, da vecchi e vecchie saggi e saggie che non hanno interessi economici, che sono super partes. Immagino un mondo in cui esista un tetto massimo di ricchezza oltre il quale non si può andare. E un mondo nel quale le ricchezze minerarie di un paese appartengono a quel paese e non possono essere usurpate. Insomma, immagino un mondo normale! Invece quel che stiamo vivendo oggi è un mondo capovolto: oggi se dici che sei per la pace rischi di essere tacciato di terrorismo! Mi concedo questo lusso di sognare perché penso che sia una delle poche cose che c’è rimasta da fare. Si tratta del primo passo per poter pensare in maniera diversa e, quindi, agire in maniera diversa: cambiare un minimo le meccaniche terrestri… L’Esercito Mondiale dei Sognatori è questa rete che sento presente sulla terra: è il popolo che scende in piazza contro la Guerra, contro Bush, sono gli zapatisti, le due Simona… Si tratta di quelle persone che tengono insieme il globo terrestre a fanno sì che non si sfracelli!
In occasione del World Gay Pride del 2000 insieme a Marco Messina hai realizzato il remix di “Nessuno mi può giudicare”. Che ricordi hai di quell’esperienza?
È stata un’esperienza molto divertente: lavorare con la voce di Vladimir Luxuria, entrare in contatto con tante realtà particolari è stato interessante e arricchente per la mia attività di cantante.
In questi giorni si parla molto dei PaCS in Italia. Tu cosa pensi a proposito delle coppie di fatto? E per le adozioni da parte di coppie omosex?
Per quel che riguarda il riconoscimento civile delle coppie omosessuali sono completamente favorevole. Anzi è stupefacente leggere quei dati che dimostrano che le coppie gay sono molto più stabili di quelle etero (e questo dovrebbe far riflettere tutti… e in particolare la chiesa cattolica). Riguardo alle adozioni sono ancora in sospensione di giudizio perché ritengo che si tratti di qualcosa di delicato e complesso.

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Parlando del brano Simbiosi tu dici: “Credo che il mondo non sia ancora imploso (o esploso) grazie a quella rete delicatissima, eppur fittissima, di persone che ancora amano la vita, e che ancora non si sono stancati di sognarla bella”. La vita è bella, dunque, per dirla con Benigni. La vita continua ad essere bella anche per la realtà glbt italiana, anche se qualche ministro ci offende e l’omofobia è sempre presente. Cosa diresti a un giovane gay che si trovasse a lottare contro i pregiudizi?
I gay appartengono comunque ad una minoranza e come tutte le minoranze sono costretti ad aver a che fare con l’opinione pubblica, il “buon senso comune”, i pregiudizi, gli ostacoli, la repressione, il moralismo. Viviamo in una specie di medioevo tecnologico, nel quale la caccia alle streghe è diventata di moda. Credo che sia importante perseverare in quello che si crede e si sente, in ciò che è il sogno proprio di ognuno. Mettere a tacere quelli che sono i propri sentimenti è un mentire a se stessi ed è un qualcosa di frustrante. Se “anormalità” significa essere persone speciali allora io lo rivendico per me e consiglio a tutte le persone gay di fare altrettanto: di rivendicare l’essere speciali, l’orgoglio di essere se stessi.
E’ possibile ascoltare i sample dei seguenti brani di Meg, cliccando sul titolo:
SIMBIOSI (singolo)
REMIX – Technophonic Chamber Orchestra mix
REMIX – Marco Messina remix

di Roberto Russo

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