Una nuova indagine ha messo in luce le esperienze dei richiedenti asilo LGBT nei centri di detenzione del Regno Unito: la ricerca, pubblicata da Stonewall Uk e da UKLGIG, riguarda le esperienze di coloro che sono stati costretti a chiedere asilo a causa delle persecuzioni nel loro Paese di origine, dovute al loro orientamento sessuale o alla identità di genere. I ricercatori hanno condotto delle interviste con 22 richiedenti asilo LGBT che erano stati costretti a lasciare il loro paese natale. I detenuti nei centri detenzione inglesi, hanno parlato del loro passato, delle loro esperienze con lo staff e con gli altri richiedenti asilo, del loro benessere fisico e emotivo in detenzione e dell’accesso ai servizi legali e medici.
Il report evidenza molti buchi nei protocolli, con il personale incapace di relazionarsi con le persone LGBT e troppi incidenti di omofobia o transfobia, alcuni anche violenti. Inoltre si evince dalle interviste che a molti di essi sono stati negati i farmaci HIV, mentre ai transessuali viene spesso proibita l’assunzione degli ormoni. “Quando finisco i miei farmaci, spesso devo aspettare anche 3 settimane per rimpiazzarli, rendendo di fatto inutile la cura“, afferma Kamali, un ragazzo sieropositivo dell’Uganda. “Lo staff medico è veramente pessimo“, aggiunge Vani, una transessuale indiana. “Non ci forniscono gli ormoni e quindi tutti quelli nella mia situazione subiscono i disagi fisici e psicologici legati all’interruzione di una cura ormonale“.
Ma il vero problema è l’omofobia ad ogni livello del sistema, dalle guardie agli altri detenuti, passando persino per interpreti e avvocati: dalla coppia lesbica che è stata separata perché “ci sono molte religioni qui dentro e pure bambini” al sacerdote che invita Sathi dello Sri Lanka a smetterla con la sua omosessualità perché “fa soffrire i tuoi genitori e quindi anche Dio piange“, fino alle aggressioni verso chi viene percepito come gay, nell’indifferenza di guardie e istituzioni.
Nelle interviste emerge anche la situazione drammatica che queste persone devono affrontare nei loro paesi natii: la Giamaica, per esempio, paese di Brianna, nel quale è stata violentata e picchiata. “Non ne potevo più della Giamaica, dove non è tollerata l’omosessualità. Si vive in un mare di bugie. O si muore“.
Andrei, dalla Russia, racconta di essere stato attaccato molte volte. Uno dei suoi migliori amici è morto a causa di un”grindr attack“, dove gruppi di giovani contattano la vittima su Grindr fingendosi una persona sola, ottengono l’invito a casa e poi la pestano a sangue. Questo nell’indifferenza delle autorità di polizia.
Gasha, una ragazza del Cameron, è stata quasi uccisa perché trovata a letto con un’altra donna. Ovviamente prima di essere pestata a sangue è stata violentata a turno da tutto il branco.
Il ceo di Stonewall, Ruth Hunt, ha così commentato: “L’indagine contiene elementi profondamente inquietanti e dà una immagine della vita delle persone LGBT dentro i centri di detenzione non proprio esaltante. Sono persone che chiedono asilo per fuggire dalle persecuzioni, e invece vengono trattate in modo spesso disumano. Per scrivere questo report abbiamo fatto affidamento sul coraggio di individui che hanno denunciato situazioni a rischio in questo paese, e di questo siamo a loro molto grati“.
Paul Dillane, direttore esecutivo di UKLGIG ha commentato: “La nostra indagine dimostra che i richiedenti asilo LGBT sono particolarmente vulnerabili all’interno dei centri di detenzione e affrontano pericoli quotidiani dovuti alla discriminazione, alla violenza sia degli altri detenuti che dello staff. Chiedere asilo non è un crimine, è un diritto stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, ma nonostante questo negli ultimi 20 anni il Regno Unito ha scelto la strada della detenzione per i richiedenti asilo. Il Regno Unito ha il più alto numero di centri di detenzione per richiedenti asilo e possiede da sola più richiedenti asilo, privandoli della libertà, di tutti gli altri paesi europei. E per di più è l’unico paese a detenerli a tempo indefinito. Nel luglio 2015 la Alta Corte ha stabilito che il processo era sistematicamente illegale e ingiusto. Ma nonostante questa sentenza il governo inglese (nello specifico, Theresa May come Ministro dell’Interno) ha perseverato nella sua intenzione di introdurre una nuova procedura di detenzione. Il Regno Unito è un paese che vuole promuovere i diritti umani, compresi quelli delle persone LGBT, e allo stesso tempo detiene le persone richiedenti asilo a tempo indeterminato. Una pratica che deve finire“.
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