Mio fratello, più piccolo di me di due anni, è gay.
Non l’ha praticamente detto a nessuno se non ad alcuni amici fidati. Non lo sa mia madre e neppure mio padre. Ha sempre avuto problemi di accettazione. Ne abbiamo discusso parecchie volte; dice che se lui è così è per colpa di nostro padre, che è un uomo con numerosi problemi psicologigi e una personalità sfuggente; non è mai stata una persona su cui fare affidamento o poter contare. Il peso della famiglia è sempre stato sulle spalle di mia madre, e in casa grande armonia non c’è mai stata. Io gli ho sempre risposto che nostro padre lo deve accettare per quello che è e che non è giusto addossargli una cosa che non dipende da lui.
Quattro anni fa, per la prima volta, mio fratello si è innamorato di un coetaneo (etero); è cominciato un periodo di ansia e di tensione; l’amicizia è finita e lui è ingrassato di oltre 20 chili. Poi sembrava che le cose fossero migliorate, grazie soprattutto alla presenza e all’affetto di dei suoi cari amici. Un anno fa, però, ha cominciato una dieta, sotto controllo medico, poi la cosa è sfuggita di mano. Adesso è in anorressia e lui, che è un metro e 80, pesa 55 chili. Quando ho visto che cominciava a scendere in maniera preoccupante ho provato a parlargli; mi ha detto che gli manca la terra sotto i piedi, che sta cambiando (ma non ha saputo dirmi come), che aveva avuto appuntamenti con ragazzi conosciuti in chat ma che aveva capito che non era quello che voleva.
Gli ho detto che forse era il caso di rivolgersi a qualcuno che potesse aiutarlo e che io, più che ascoltarlo, non mi sentivo in grado di consigliargli niente se non di provare ad accettarsi per come è. Ho contattato l’arcigay e mi hanno dato il numero di uno psicologo. Non l’ha mai chiamato e ogni volta che riprovato ad affrontare l’argomento mi ha detto di non preoccuparmi. Ora sta sempre solo, fa lunghe passeggiate, non vuole vedere nessuno anche se gli amici continuano a farsi sentire, non mi vuole parlare perchè dice che non ho capito che del cibo o di altro non vuole parlare e che lo guardo come non vuole essere guardato. A casa mio padre non credo abbia capito la gravità della cosa, mia madre cerca di assecondarlo perché dice che sta male. Io ho paura che succeda qualcosa di grave e mi sento totalmente impotente. Vorrei un consiglio. Grazie.
Anna
Salve Anna,
sicuramente la situazione di tuo fratello non è semplice, anzi direi preoccupante. Quando la nostra psiche interferisce con il sistema vegetativo centrale, sfalsando i ritmi e arrivando ad intaccare il ciclo fame-sazietà penso che la questione vada presa subito, e seriamente, in considerazione. Fino a qualche tempo fa si credeva che l’anoressia fosse solo appannaggio delle donne, ma come sai non è così. E’ l’espressione di un malessere profondo, a volte di una solitudine che sfiora la disperazione e di un improprio contatto col proprio sé corporeo.
Sul problema accettazione deduco (ma non so bene), che tuo fratello sia consapevole di sé, ma anche che vive questa sua realtà con angoscia e sensi di colpa. L’innamoramento di un coetaneo eterosessuale, è una realtà con cui molti gay hanno a che fare … almeno una volta nella vita, una sorta di "vaccinazione" – ho scritto altrove – e, questo fa pensare che sa cosa vuole, in tema di relazione intima.
Di sfuggita accenni al rapporto con il padre, e scrivi che non c’è mai stata armonia. Molte famiglie sono così, ma gli effetti e le conseguenze, di questa realtà, che hanno sui figli variano a seconda della personalità del soggetto e del contesto sociale in cui la persona è inserita. Un buon rapporto, mi sembra, sia tu ad averlo con lui, anche se oggi è così difficile raggiungerlo, capirlo…
In questi casi così complessi, mi sembra una delle cose fondamentali da fare sia ascoltarlo senza giudicarlo, né dare consigli, soluzioni, che poi sono sempre insignificanti (per lui), i soliti suggerimenti inutili che, come stai scoprendo, non servono.
Deve invece arrivare a comprendere i rischi che corre e riuscire a sentire la necessità di farsi aiutare e, quindi, per questo essere conscio che ha un problema, o più di uno, in fondo si è ri-conosciuto che "sta cambiando".
Non so cosa fa nella vita se studia o lavora, forse si potrebbe pensare assieme a lui di prendere in considerazione un allontanamento temporaneo da casa, e questa è una soluzione difficile, ma non impossibile!
A livello più terapeutico, sicuramente un intervento di Psicoterapia Familiare sarebbe ottimale, anche andando dallo specialista solo voi di famiglia, quelli disponibili e, poi forse, in un secondo momento, il ragazzo potrebbe decidersi a partecipare ai colloqui. Sapere che voi vi fate aiutare e siete responsabili del "vostro" problema, adulti e maturi al punto di chiedere aiuto potrebbe, a sua volta, innescare un interesse e una consapevolezza che il problema non è solo il suo ma di tutto il contesto, del "sistema famiglia" disfunzionale. Esistono centri dove l’intervento per i disturbi dell’alimentazione è accompagnato da validi colleghi psicoterapeuti e, quindi capaci di un approccio integrato.
Non so, a questo punto se sono stato d’aiuto rispondendoti qui, mi sento dispiaciuto della sofferenza di chi, come me, cerca di trovare la forza per collocarsi… per ri-trovare un centro, per credere nella vita che a volte, nella sua tremenda crudezza può, invece, offrire (e deve!) una sensazione tendenzialmente stabile di fiducia in sé e di speranza per il futuro.
Un saluto attento e partecipe, fammi sapere ancora, aggiornandomi!
Un saluto cordiale,
LEO
di Maurizio Palomba
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