Anna se n’è andata.
Sapevamo tutti che sarebbe successo, dopo averla vista da Fazio nel 2014 ormai irriconoscibile, divorata dal male con cui conviveva da molto tempo. E di quel corpo devastato mi avevano colpito gli occhi, ancora così vivi e determinati a vivere ogni secondo che rimaneva.
Anna e il suo Trio. Decenni di sketch mai banali, di dissacranti prese per il culo dell’italiano medio, come solo Villaggio e Sordi prima di loro riuscivano a fare. Erano gli anni ’80 e ’90 e ricordo che lasciavo Domenica In in sottofondo, trasmissione che allora ritenevo inguardabile, solo per quei venti magici minuti in cui comparivano loro. E finivo sempre con le lacrime agli occhi.
Poi gli anni sono passati. Gli spettacoli teatrali sono diventati cult. Tra amici ci si passava le videocassette delle varie messe in onda di All’inizio era il Trio o di Allacciare le cinture di sicurezza. Tante le serate passate al bar, dove gente di tutti i tipi faceva l’imitazione di Anna nei panni della Lollo, la Cortese del Giardino dei ciliegi: “Dimmi Leonida la vvvuuooi una tazza di tè?”. Era così popolare Anna che ancora oggi i vhs delle registrazioni sono qua, sui miei scaffali.
Poi il mistero dello scioglimento del Trio. L’ incredulità. I mille pettegolezzi. Il suo ritorno a teatro. La amavamo forse anche di più, anche se qualcosa si era spezzato.
Ora Anna se n’è andata. Ma tutti i suoi personaggi ce li portiamo dentro. Tutte le sue e le nostre risate, restano qua, non se ne vanno.
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