Il movimento TERF spiegato in 4 punti

La parola TERF sta riscontrando un boom deciso negli ultimi anni, con alcune celebrità che vengono definite tali sia fuori che dentro i social media. Ma cosa significa davvero, e si tratta davvero di un termine offensivo che dovremmo evitare di utilizzare? Com’è nata la parola TERF? Il termine TERF è un acronimo che sta per “Transgender Exclusionary Radical Feminist”, ed è stato coniato per la prima volta da una blogger americana intorno al 2008, Viv Smythe. Smythe ha definito così tutte le femministe radicali che non mettevano sullo stesso piano donne cisgender e donne transgender nel movimento femminista. Oggi, la parola viene utilizzata per descrivere qualsiasi persona che intende escludere le donne transgender dai movimenti femministi di qualsiasi tipo, e che sostiene per giunta che quest’ultime non siano davvero donne e che la loro identità non sia valida tanto quanto quelle delle donne cosiddette “biologiche” La parola TERF è un termine offensivo? Di per sé la parola non è un termine offensivo, tuttavia il contesto richiama spesso sentimenti di rabbia e indignazione da parte del movimento transfemminista, che definisce come inerentemente sbagliato l’atto di escludere alcune donne dal discorso. Molte persone che si sono sentite etichettare come TERF, tuttavia, definiscono il termine come offensivo, e spesso non si identificano come tali. La definizione canonica, per queste persone, è “gender-critical”. Tuttavia, il nodo sta nel fatto che – gender critical o TERF – in questi movimenti non viene riconosciuta la validità delle donne transgender e non viene difeso il loro diritto tanto quanto viene difeso quello delle altre donne. In cosa crede una TERF? L’obiettivo del movimento TERF è quello di definire – ironicamente – ciò che rende tale una donna (il che va contro qualsiasi principio del femminismo). La biologia, secondo l’ideologia TERF, gioca un ruolo fondamentale nel formare il costrutto femminile. Di conseguenza, le donne transgender sono un gruppo completamente separato rispetto alle donne cisgender, perché esse non “sono nate nello stesso genere e non hanno dovuto subire la stessa oppressione”. Un altro punto dell’agenda TERF è che chiunque nasca con il genere assegnato maschile continuerà sempre ad avere una qualche forma di privilegio maschile anche dopo aver terminato il percorso di transizione. L’esclusione da questo particolare femminista radicale tuttavia non è totale, perché paradossalmente esso include i diritti degli uomini trans, che in questo caso vengono visti come donne vittime della pressione patriarcale. Inoltre, alle TERF non piace essere associate con gli atteggiamenti transfobici, sostenendo di supportare al 100% i movimenti transgender senza però includere questa categoria nel movimento femminista per una questione biologica. Tuttavia, il movimento transfemminista rigetta questa finta apertura, perché intrinsecamente separare le donne transgender da quelle cisgender non fa altro che invalidare l’identità di un’intera categoria di persone. Esempi celebri di persone definite TERF Diverse celebrità sono state etichettate come TERF, sulla base di diversi post sui social, interviste e dichiarazioni pubbliche sulle questioni sociali. Una delle più famose è J.K. Rowling, autrice della celebre saga di Harry Potter. Nel 2019, la Rowling aveva mostrato il suo supporto a Maya Forstater, licenziata da una ONG americana a causa di alcuni tweet discriminatori verso le persone trans. Da quel momento, la Rowling è diventata il simbolo del movimento, e attivista contro il riconoscimento delle persone transgender all’interno del movimento femminista. Qual è l’impatto delle TERF sul movimento femminista e transfemminista? Unə TERF in sè nega totalmente la validità dell’identità di una persona transgender nella sua libertà di espressione. La parola in sé non impatta tanto sul movimento transfemminista quanto l’ideologia che rappresenta, quindi definire una persona TERF o gender-critical non fa differenza. Un dibattito di questo tipo porta infatti il movimento femminista a retrocedere di diversi anni, quando il movimento per i diritti delle persone transgender doveva ancora lottare per vedere le proprie identità riconosciute. Inoltre, l’ideologia è dannosa per spacca letteralmente in due il movimento femminista, distrae lə attivistə dai veri problemi a cui deve far fronte il movimento, tra cui le molestie sessuali, la violenza domestica e le discriminazioni in tutti gli ambiti subite dalle donne – cisgender e transgender. Inoltre, un’ideologia separatista non fa altro che accentuare il disagio percepito da una delle fasce di donne più marginalizzate, andando contro a tutto ciò per cui i movimenti sociali lottano, ovvero la tutela dei gruppi vulnerabili. La comunità transgender si scontra infatti già con un livello sproporzionato di discriminazioni, specialmente in ambiti come l’educazione, il lavoro e l’accesso ai servizi pubblici. Nel rifiutare le donne transgender come “vere donne”, la discriminazione intersezionale non può che peggiorare.

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Le TERF rifiutano le donne transgender all'interno del movimento

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