È stata una giornata movimentata per il Cassero LGBT Center, reo di aver pubblicato delle fotografie blasfeme commettendo il “grave” errore di insultare la religione sbagliata (con buona pace di #JeSuisCharlie).
Tutto è partito dalla pubblicazione delle fotografie della serata casserina “Venerdì Credici”: nelle immagini apparivano diversi ragazzi vestiti da Cristo e, in alcune di esse, venivano mimate scene poco “puritane”.
Questo ha scatenato alcuni consiglieri comunali che hanno colto l’occasione al balzo per attaccare il circolo bolognese e mettere in dubbio il rinnovo delle convenzioni con il Comune.
Dopo il polverone di ieri, a calmare le acque ci pensa il primo cittadino che è oggi intervenuto sul caso, non senza richiamare all’ordine il mondo lgbt bolognese.
“Questa città e il sindaco – ha dichiarato Virginio Merola – hanno sostenuto e sostengono i diritti delle minoranze, in questo caso in particolare delle coppie gay a vedere riconosciuti i loro diritti così come nel resto d’Europa. Credo che questi episodi facciano danno prima di tutto alla causa di questi diritti”.
Una strigliata, insomma, che però non intende mettere in dubbio, come invocato da alcuni consiglieri, la convenzione del Comune che mette a disposizione la sede del circolo a condizioni agevolate.
“Bisogna che il movimento gay comprenda, e il presidente Branà lo comprende bene ed è più arrabbiato di me – ha aggiunto il primo cittadino -, che non si può permettere a qualcuno, con questi gesti vergognosi, di dare spazio a strumentalizzazioni o richieste di azzerare un lavoro che dura da 30 anni ed è riconosciuto in tutta Italia”.
Sulla stessa linea l’assessore alla Cultura, Alberto Ronchi: “Il Comune non farà mai censura, se però un luogo è pubblico ed è dato dall’Istituzione se ne deve tenere conto”.
Anche per l’assessore è innegabile il contributo offerto dal circolo alla comunità bolognese: “Non si può, per un episodio, mettere in discussione un’attività importante e preziosa come quella del Cassero”.
“C’è stato un chiarimento – riferisce Ronchi – e per me l’episodio è chiuso”.
Noi siamo chiesa: condannare foto blasfeme ma niente strumentalizzazioni
Le fotografie della serata “Venerdì Credici” non sono state apprezzate nemmeno dal movimento di cattolici progressisti, Noi Siamo Chiesa Emilia Romagna che le definisce “offensive”.
L’organizzazione – si legge in una nota – “prende le distanze da qualsiasi iniziativa che, nei contenuti e nelle forme, offenda il prossimo, la sua sensibilità, cultura o religione” ma ritiene “sproporzionata la reazione di chi, mosso da opportunismo politico […], chiede che siano revocati i finanziamenti al circolo”.
Il comunicato di Nsc ER si chiude con un ambizioso auspicio rivolto nientemeno che al Cardinale Caffarra: “Dopo decenni di anatemi e irriverenze siamo convinti che sia giunto finalmente il momento di alimentare il dialogo tra l’Arcigay Cassero e i cattolici. Curia compresa”.
Associazioni lgbt nazionali: dalla solidarietà
Arcigay [Nazionale], Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, MIT, Associazione Radicale Certi Diritti ed Equality Italia
esprimono “piena solidarietà, tanto per i rigurgiti fascisti di cui sono bersaglio dalla feccia che circola nel web, quanto per i pelosi rimproveri, politicamente corretti nella forma e assolutamente ipocriti nel contenuto, di buona parte del mondo politico”.
In una nota congiunta, le sopraccitate associazioni definiscono un “clamoroso errore” la pubblicazione delle fotografie incriminate ma solo “in termini di opportunità” data la facilità – come accaduto – ad essere oggetto di strumentalizzazioni.
…al contrattacco
“La Chiesa – denunciano le organizzazioni lgbt – “inquina” metodicamente i servizi pubblici con la propria ortodossia, arrivando a determinare la negazione dei diritti e l’imposizione di modelli sociali e culturali. Succede ad esempio e nei consultori per l’interruzione di gravidanza, attraverso un’obiezione di coscienza organizzata col silenzio complice degli enti pubblici. […] Succede nelle scuole per l’infanzia, che proprio a Bologna sono state oggetto di un referendum popolare, con il quale i bolognesi hanno manifestato inequivocabilmente il rifiuto del modello che finanzia con soldi pubblici le scuole paritarie private. […] Succede negli ospedali, dove i soldi pubblici vengono spesi per pagare lo stipendio a preti cattolici, a caccia di anime da indottrinare”.
Nessun passo indietro delle associazioni che sembrano quasi rivendicare quelle immagini.
“Le fotografie irriverenti di una notte goliardica – affondano le associazioni – non vanno nemmeno lette come una claudicante reazione a tutto questo, perché rispetto a tutto questo [in riferimento alle ingerenze clericali, ndr] sono niente. E di questo devono avere coscienza le persone che a parole si professano dalla parte dei diritti, perché per essere onestamente in campo in questa battaglia bisogna avere occhi spalancati e distinguere bene il lupo dall’agnello”.
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