72enne, Oliver Stone ha vinto nel corso della propria carriera 3 premi Oscar, 4 Golden Globe, l’Orso d’argento a Berlino, il Leone d’argento alla Mostra internazionale d’arte cinematografica, 2 Directors Guild of America Award, un Premio BAFTA e 2 Independent Spirit Awards. Una leggenda di Hollywood che nel 2017 ha girato The Putin Interviews, documentario di 4 ore interamente centrato su Vladimir Putin.
Ebbene Stone ha ufficialmente chiesto a Putin di fare da padrino a sua figlia. Nulla di male, se non fosse che durante quest’ultima conversazione il regista di Nato il 4 Luglio e Platoon abbia affrontato anche la tristemente celebre legge sulla ‘propaganda gay’, che da anni di fatto silenzia la comunità LGBT russa, tra arresti e divieti.
“Anni fa, quando stavamo parlando dell’omosessualità, hai detto che in Russia non la fate propagare”, ha domandato Stone a Putin, che ha così replicato: “Non esattamente. Abbiamo una legge che vieta la propaganda tra i minori”. Pura falsità, visto e considerato che la legge in questione è semplice censura nei confronti di un’intera comunità, ma il regista americano, incredibilmente, ha reagito positivamente: “Sì, è quello di cui sto parlando. Sembra che forse sia una legge ragionevole”.
“Ha lo scopo di consentire alle persone di raggiungere la maturità e solo dopo decidere chi sono e come vogliono vivere”, ha continuato Putin. “Non ci sono più restrizioni dopo questo”. Bugie vergognose a cui Stone parrebbe credere. La legge russa sulla propaganda gay è nata nel 2013. Da allora qualsiasi argomento LGBT è semplicemente tabù in tutto il Paese. Che siano film, serie televisive, canzoni, libri, manifestazioni di piazza. In Russia è vietato parlare di omosessualità. Eppure per Oliver Stone, tutto ciò è ‘ragionevole’.
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