Dopo l’annuncio del giugno scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficialmente rimosso la transessualità dalla lista di “disturbi mentali”. Nel corso dell’Assemblea Generale di Ginevra, i Paesi membri hanno votato a favore dell’adozione del nuovo aggiornamento dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (la cui sigla è Icd-11), che per l’appunto non riconosce più la non conformità di genere e la transessualità come “disturbo mentale”.
In festa, ovviamente, i gruppi per i diritti umani e la difesa delle persone transgender. “L’eliminazione da parte dell’OMS del “disturbo dell’identità di genere” dal suo manuale diagnostico avrà un effetto liberatorio sulle persone transgender di tutto il mondo”, ha sottolineato Graeme Reid, direttore dei diritti LGBT di Human Rights Watch (HRW). “I governi dovrebbero rapidamente riformare i sistemi medici e le leggi nazionali, in modo da far risultare questa diagnosi ufficialmente superata”.
La HRW ha ribadito come i governi di tutto il mondo abbiamo utilizzato la classificazione precedente come base di lancio per diffondere politiche discriminatorie. Il dott. Jack Drescher, membro del gruppo di lavoro dell’ICD-11, ha scritto: “Esistono sostanziali prove che lo stigma associato all’incrocio tra status transgender e disturbi mentali abbia contribuito allo status giuridico precario [e] alle violazioni dei diritti umani”.
Il processo per il riconoscimento legale dell’identità di genere, ha proseguito HRW, dovrebbe essere separato da qualsiasi intervento medico. Nella stessa assemblea, va detto, l’OMS è però riuscito ad irritare la comunità intersessuale. Più di 50 organizzazioni intersessuali hanno infatti diffuso una lettera congiunta per condannare la classificazione in “disordini dello sviluppo sessuale”.
“Esortiamo l’OMS ad aprire un dialogo immediato, pubblico e trasparente con i sostenitori e gli esperti di intersessualità, affinché collaborino con noi per smantellare decenni di torture e maltrattamenti in ambito medico”, ha affermato Mauro Cabral Grinspan, direttore esecutivo di GATE. “Le persone intersessuali di tutto il mondo hanno il diritto non solo di essere protette dalla patologizzazione, ma anche di avere pieno accesso ad una giustizia riparatrice e alla copertura sanitaria universale”.
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