20 anni fa Rob Epstein e Jeffrey Friedman presentavano al mondo Paragraph 175, sconvolgente documentario narrato da Rupert Everett che raccoglieva le drammatiche testimonianze di diverse persone LGBT arrestate dai nazisti in quanto omosessuali, in base al paragrafo 175, la legge contro la sodomia del codice penale tedesco appositamente inasprita dai nazisti.
Premiato a Berlino con il Teddy Award e il FIPRESCI, Paragraph 175 racconta l’Omocausto dai più dimenticato, quello degli omosessuali. Tra il 1933 e il 1945, 100.000 persone furono arrestate in base al paragrafo 175. Molti di loro vennero spedite nei campi di concentramento. Solo in 4.000 sopravvissero. Cinque di quei 4.000 hanno raccontato la loro storia a Rob Epstein e Jeffrey Friedman. Loro erano Karl Gorath, Heinz Dörmer, Pierre Seel, Albrecht Becker e Heinz F.
“Dobbiamo sterminare queste persone fino alla radice. Non possiamo permettere tale pericolo per il paese; l’omosessualità deve essere del tutto eliminata“. Sono parole attribuite al capo delle SS Heinrich Himmler. Appena un mese dopo la sua elezione, Hitler stesso mise fuori legge le organizzazioni omosessuali e chiuse bar e associazioni gay. Furono bruciati persino molti volumi della vasta biblioteca di Scienze Sessuali, in quanto reputati letteratura degenerata, e alla fine del 1933 i primi condannati furono deportati nei campi di concentramento.
Paragraph 175, nel suo abbinare impressionanti immagini di repertorio a testimonianze raccolte dai superstiti, va a fare luce su una delle pagine meno indagate dalla storiografia del Terzo Reich, scoperchiando anche l’ipocrisia della Germania di Weimar, dove l’omosessualità era ampiamente diffusa in tutte le organizzazioni giovanili, comprese quelle naziste.
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