Ieri, in occasione della Giornata Mondiale del Coming Out, i media italiani, anche generalisti, hanno dedicato spazio alle storie e ai racconti dal mondo LGBT. Ad esempio Repubblica ha condiviso con i suoi lettori la bella storia di Rebecca, una giovanissima ragazza sarda, che a 14 anni ha deciso di fare il grande passo, parlando a sua madre della sua omosessualità.
Ecco la toccante storia della ragazza:
Rebecca (nome di fantasia, ndr) aveva 14 anni quando ha preso coraggio e ha svelato il suo più grande segreto: “Mi piacciono le ragazze”. Una notizia che però non ha sorpreso la madre, che racconta: “Lo sapevo già, l’ho sempre saputo. Aveva sempre avuto preferenze su attrici e cantanti, e su insegnanti donne che prendeva come riferimento“. Sono trascorsi due anni circa da quella rivelazione: l’estate scorsa madre e figlia hanno partecipato insieme al Gay Pride di Sassari. L’8 luglio hanno sfilato con altre 10.000 persone, un corteo dove Rebecca si è sentita “più libera” rispetto al piccolo paese dove vive con la famiglia: “Qui è difficile fare nuove esperienze. Anche perché appena fai qualcosa lo sanno tutti, e i pettegolezzi non mi piacciono“, spiega la ragazza, felicissima.
“Era importante per mia figlia, l’ho fatto per lei. Non mi sono sentita in imbarazzo. Penso però che sia brutto che nel 2017 servano ancora certe manifestazioni. La sessualità è un argomento privato, mia figlia non dovrebbe sfilare per farla sapere, perché non deve interessare agli altri. E invece, su questo argomento, è ancora necessario porre l’attenzione“. La loro partecipazione al Gay Pride ha aperto gli occhi al resto della famiglia. “L’ho raccontato a mio padre – dice Rebecca ridendo – gli ho detto che mi piacevano le ragazze e lui mi ha risposto che preferisce le pizze“. Invece gli altri parenti, a parte alcuni, non si erano accorti di nulla. È stata proprio la madre a spingere la figlia a parlarne, perché pensa che in questo modo lei possa sentirsi accolta: “Piano piano gli altri parenti lo stanno scoprendo. E lo hanno accettato subito. Ma ci tengo a dire una cosa. Non mi piace la parola ‘accettata’, è orribile. Non c’è niente da accettare, l’omosessualità non è una malattia o una cosa di cui scusarsi“.
“Indipendentemente da chi amiamo, siamo sempre quelli che eravamo prima di aver dichiarato la nostra omosessualità. È davvero brutto per un ragazzo essere rifiutato, sia dalla famiglia che dagli amici“. Rebecca non ha questo problema. Gli amici a cui ha spiegato di essere lesbica non si sono allontanati. “Mi sembra che i miei coetanei siano abituati all’omosessualità e in generale abbiano un rapporto positivo con questo mondo“. Diverso il parere della mamma di Rebecca: “Lavoro nelle scuole e solo pochi giorni fa sentivo alcuni studenti che, per prendersi in giro, si chiamavano ‘gay’. Bisognerebbe insegnare il rispetto. Molti dicono che sono liberi e ‘modernì ma poi…Qui la mentalità è ancora troppo ristretta, spero che mia figlia riesca a evadere e a vivere senza pregiudizi“.
Rebecca tiene a far presente che è: “Bisogna battersi per l’uguaglianza, lo faccio anche io. E sono davvero felice che accanto a me, per i miei diritti, si batta anche mia madre“.
Evviva.
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