Oggi siamo abituati ad eccitarci solo davanti a immagini provocatorie ma un tempo in questo campo la letteratura erotica ricopriva un ruolo molto significativo, anche o forse soprattutto per i lettori omosessuali. Scrivere e leggere di sesso è infatti un modo di vivere il piacere che va oltre la fruizione immediata della pornografia in senso stretto: mentre questa espone integralmente la fisicità ma pone meno attenzione all’intrigo delle relazioni, la letteratura erotica eccita attraverso l’immaginazione, si diverte a suggerire situazioni che possano stimolare il desiderio anche per il contesto in cui si sviluppano, oltre che per i corpi che ne sono coinvolti. Questa lotta tra l’esibizione pornografica dell’immagine e la sollecitazione provocatoria della letteratura sembra negli ultimi tempi ormai vinta dallo stile di vita del “tutto e subito” dettato da internet e dalla sua facilissima reperibilità di corpi virtuali privi di vestiti o inibizioni. Eppure qualche autore coraggioso continua a cercare di indagare attraverso la parola scritta le dinamiche dell’eccitazione, spesso seguendo dei filoni che si sono costruiti anche in tempi recenti e che ormai costituiscono nuovi generi letterari: come nel caso di Silvia Azzaroli con il suo La luna oscura del Neckar edito da Bastoni (160 pagine, 12 euro).
Silvia si è formata come scrittrice nel mondo delle fanfiction, testi spesso ricchi di allusioni omoerotiche basati su personaggi di opere originali (generalmente film o serie televisive) e realizzati dagli stessi fan dell’opera; dopo questa esperienza, si è cimentata in questo romanzo che ripercorre le categorie care anche al genere dello shonen-ai. Secondo questo canone giapponese diffuso prevalentemente nel campo dei comics, un giovane dalla bellezza efebica, in questo caso il principe Ludvig del regno di Skeima, stabilisce con un uomo dall’aspetto più virile e spesso di età maggiore (nel romanzo di Azzaroli, il principe Ernst che governa il vicino regno nemico di Kruwos) una relazione di sudditanza psicologica che sfocia in una sottomissione sessuale. In la luna oscura del Neckar, la purezza e l’onestà di Ludvig turbano il crudele e affascinante Ernst non meno della sua bellezza. Né si può dire che il bel principe “buono” possa restare impassibile davanti all’oscura attrazione che prova per il corpo possente del suo nemico. Tutto viene raccontato senza omissioni ma con uno stile favolistica che fa sembrare crudeli amplessi dei disegni mal riusciti di stereotipi fetish.
Punta invece sulla diaristica del “romanzo verità” il libro di esordio di Valerio la Martire, I ragazzi geisha pubblicato da Edizioni Libreria Croce (72 pagine, 12 euro). Sei prostituta raccontano la loro esperienza nel bordello gestito da Mama-san, dal quale escono quasi esclusivamente per andare a servire quei facoltosi quanto imprevedibili clienti che non vogliono possederli nei locali in cui lavorano. Sono ragazzi di tutti i tipi, come racconta la scheda “professionale” che apre ciascun racconto: dal backyard boy all’hard fucker, dall’adolescente barely legal che non si tira indietro davanti a nessuna prestazione a quello che pratica esclusivamente il pissing. Chiude la sfilata la confessione della stessa Mama-san, transessuale 75enne di origine cinese, madre-padrona di questi ragazzi, spesso figli di sue ex-colleghe. Il libro, di gradevole lettura, alterna scene di sesso anche estremo a confessioni un po’ strappalacrime.
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