Ramsy, questo sconosciuto. La cinestar della settimana non è né un uomo né una donna, è una creatura australiana a quattro zampe e indossa sempre una calda pelliccia rigorosamente naturale. Sul suo capo spiccano due strepitose cornucopie spiralate: si chiama, appunto, Ramsy ed è uno splendido esemplare di ariete razza merino dal lungo e morbido vello. È il vero protagonista di "Tre uomini e una pecora – Un matrimonio da incubo", commedia ridanciana e a tratti spassosa passata fuori concorso all’ultimo Festival di Roma e da venerdì nelle sale italiane. L’ha diretta Stephan Elliot, regista del cult "Priscilla", che qui torna sui suoi passi con variante australiana e camp di "Matrimonio all’inglese" girato nel 2008, con Jessica Biel, Kristin-Scott Thomas e Colin Firth, passato in sordina da noi, pur rappresentando il suo ritorno sulle scene (nel 2004 un grave incidente sugli sci, in Francia, l’ha costretto a tre anni di sedia a rotelle).
"Dietro un grande uomo c’è sempre un grande ariete!" sostiene Jim Ramme (Jonathan Biggins), padre della sposa e politico trafficone. Ha scelto come logo vivente della sua campagna elettorale proprio il povero Ramsy, quieto e imponente, a cui tre amici sconocchiati dello sposo, giunti nella mega tenuta del futuro suocero, papà della bella Mia (Laura Brent), sulle pittoresche Blue Mountains nel Nuovo Galles del Sud, ne combinano davvero di tutti i colori, costringendolo a fare da improprio corriere della droga e improbabile Animal Drag con rossetto, pendagli vistosi e mutandoni neri.
La protagonista femminile, de facto, è invece la grande Olivia Newton-John, splendida cantante e attrice sessantatreenne passata alla storia grazie al supercult "Grease" (si presume qualche aggiustatina qua e là) nelle eleganti mises (la costumista è il premio Oscar per "Priscilla" Lizzy Gardiner, e la veste Collette Dinnigan) della madre della sposa Barbara, scatenata Lady Rock grazie anche a fiumi di cocaina davanti ai quali non si tira certo indietro. Curiosità: Olivia Newton-John è nipote del premio Nobel per la fisica Max Born ed è molto attiva nel sociale per la lotta al cancro.
Occhio al bel Kevin Bishop (era il voltapagine in "Food of Love" di Ventura Pons) nel ruolo del casinista Graham con tanto di baffetti alla Hitler prontamente ‘censurati’ per il matrimonio tragicomico che ricorda un po’ la prima parte di "Melancholia". Suo contraltare in versione fashion è il bel Xavier Samuel (Riley in "Twilight: Eclipse") nella parte dello sposo che si trascina dietro i tre improbabili guastafeste.
La sorella della sposa, forse lesbica forse no, è interpretata dalla mascolina Rebel Wilson, una delle più quotate attrici comiche australiane.
Si ride? Ogni tanto, in particolare nella scena dell’improbabile discorso al party nuziale e durante il fisting all’indifeso Ramsy (il trash si sfiora solo, incredibilmente) ma l’ultima parte è un po’ blanda e consolatoria. Belle le musiche del compositore Guy Gross.
Stephen Elliot ha fatto coming out due settimane fa durante la consegna degli Australian Academy of Cinema and Television Art Awards, ma, a dire il vero, forse non era nemmeno necessario.
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