Flashback 1998: Ray Of Light di Madonna festeggia il suo 20° compleanno

Oggi, 27 febbraio 2018, ricorre ufficialmente il ventennale della pubblicazione del disco.

madonna
6 min. di lettura

Dopo 20 anni Ray Of Light di Madonna è ancora il template di riferimento del pop moderno. Abbiamo chiesto a quattro fan di condividere un’istantanea autentica e appassionata di quell’album.

Dopo il film Evita e la nascita della figlia Lourdes Maria, nel 1998 Madonna torna sulla scena con il suo settimo album in studio, Ray Of Light, scaturito da un lavoro di registrazione durato all’incirca quattro mesi. Sono molteplici le variabili che concorsero alla realizzazione di quello che ancora oggi viene ritenuto il suo album migliore, nonché uno dei più innovativi degli anni Novanta.

Le lezioni di canto prese in preparazione del ruolo nel musical Evita le permisero di scoprire nuovi orizzonti della propria estensione vocale, l’avvicinamento spirituale alla Kabbalah ebraica, lo studio dell’Induismo, del Buddismo e la pratica quotidiana dell’Ashtanga Yoga la proiettarono in un turbine di misticismo e introspezione che orientò il songwriting verso liriche inaspettatamente trascendentali. La collaborazione con fuoriclasse della musica come Rick Nowels, William Orbit e Patrick Leonard rese facili i parallelismi con artisti come Bjork, Everything But The Girl e Tricky, ma soprattutto favorì la costruzione di quel tessuto elettronico perfetto per esaltare una delle sue metamorfosi più iconiche. Forte a tal punto da averle fatto guadagnare per un certo periodo l’appellativo di ‘Veronica Elettronica’.

Sono infiniti gli aneddoti e le curiosità che si potrebbero raccontare su questo capolavoro della musica moderna, dalla cover scattata niente meno che da Mario Testino, all’abito in pvc azzurro della collezione 98/99 di Dolce & Gabbana, al Kimono purpureo di Jean Paul Gaultier indossato nel video di ‘Nothing Really Matters’ e ai Grammy Awards del 1999, all’esibizione sul palco del Festival di Sanremo con Frozen eccetera, eccetera. Sul web si trovano davvero un’infinità di informazioni attorno a quest’album, persino la notizia che la canzone ‘Like A Flower’, scritta da Madonna e Rick Nowels, fu esclusa dalla tracklist e ceduta nel 2004 a Laura Pausini che la incise in italiano con il titolo Mi Abbandono A Te e la pubblicò sul suo album Resta in Ascolto. Incredibile.

Oggi, 27 febbraio 2018, ricorre ufficialmente il ventennale della pubblicazione del disco. Ma per andare oltre ciò che chiunque potrebbe, con un minimo di ricerca, apprendere in rete e celebrare un così importante anniversario ho pensato che la cosa più bella da fare fosse dare la parola a qualcuno che potesse condividere con noi la propria esperienza diretta con l’album. Leggere la testimonianza di quattro fan, esperti divoratori di musica, nostalgica quanto basta, ma autentica e unica nella sua intimità è la cosa migliore che si possa fare per dare un senso a questo ventesimo anniversario. Oltre a riascoltare tutte le tredici tracce in loop, naturalmente.

Madonna
Ray Of Light Album Cover

“In un gelido mattino del 1998, a Milano, da Napoleone (storico negozio di capi usati che oggi chiameremmo vintage), alla radio partirono le note di Frozen ed io, pur essendo un suo grande fan, riconobbi Madonna a stento. Da lì un crescendo di entusiasmo trovò il suo culmine il 12 novembre ad un evento che definirei epico, gli MTV EMA, dove persi voce e dignità. Ray of Light non fu soltanto IL DISCO del ‘98, ma la texture emotiva ed estetica dell’intero anno. All’epoca io ero membro di una community di cosiddetti “madonnari” esplosa durante un memorabile tribute tenutosi durante il mese di settembre al Gasoline (discoteca gender fluid di via Bonnet al posto della quale oggi sorge un bar cafetteria, ndr). Se capitava di avere le pile del walkman scariche bastava entrare in qualsiasi negozio, persino da McDonald’s, per sentire i singoli dell’album tanto fu grande il successo di pubblico e critica. E Madonna vide il proprio mito triplicarsi: queen of pop, trend setter e istituzione underground in un colpo solo coincisero nella stessa persona. Senza playback stonava spesso, ma il mondo non se ne preoccupò: “È Madonna, zero mollette sul naso se fa un peto” era una frase ricorrente. Tento ancora di analizzare quell’epoca di “luce” che mi ha formato e segnato. Chiedermi di spiegarla in poche battute è da sadici”.
Daniele Agosto, Creative Director.

“Stanco di cercare disperatamente di essere quanto previsto dagli schemi, a 25 anni ho preso coscienza di me e ho scelto di amare e vivere, respirando a pieni polmoni e di non sopravvivere in apnea con il cuore tra i ghiacci. Questa consapevolezza è arrivata pochi giorni prima che uscisse Ray Of Light e al primo ascolto di Frozen mi sono sciolto, ho aperto il mio cuore e ho fatto coming out, innanzi tutto con me stesso e poi con gli altri. Nel 1998 da ragazzo sono diventato uomo, ho attraversato esperienze sia drammatiche che esaltanti, sono entrato nel mondo del lavoro, ho imparato a relazionarmi socialmente. Ero “sparato” come una palla di cannone, proprio come Madonna nella composizione e realizzazione di questo disco, così ricco di contenuti, di idee, di intuizioni poetiche e musicali. Stilisticamente Ray Of Light è stata la cosa più cool di fine anni ‘90, al punto da suonare ancora oggi come un ritratto perfetto di quel periodo. Datato nel senso positivo del termine: non un passepartout del pop radiofonico, ma un quadro futurista. Per me Ray Of Light racconta quelle emozioni, il travaglio interiore del 1998, le lezioni di vita che ancora come un mantra mi ripeto e cerco di imparare fino in fondo, dopo vent’anni: Freedom comes when you learn to let go. Creation comes when you learn to say no. Learn to say goodbye. There’s no greater power than the power of goodbye”. Giulio Mazzoleni, Music and Media Consultant, Artist Management.

“Ricordo perfettamente la prima volta che ho ascoltato Ray Of Light. Credo sia l’unico disco di Madonna di cui ricordo il primo ascolto così bene, seduto sul pavimento insieme a tre miei amici super fan, con l’emozione di premere play sullo stereo. Le aspettative erano altissime a seguito della release del singolo Frozen, un pezzo moderno e inaspettato con quel video diretto da Chris Cunningham che ci mostrava il lato inedito e dark di Madonna in modo violento e mistico. Ricordo l’attacco di Drowned World/Substitute for love e la pelle d’oca istantanea, stavo ascoltando per la prima volta qualcosa di nuovo, di diverso, l’elettronica di William Orbit penetrava il pop di Madonna creando un’alchimia unica che mi ha sorpreso ed emozionato traccia dopo traccia, dall’inizio alla fine del disco. Alcuni pezzi mi apparirono folli, audaci, strani. Oggi potrebbero sembrare la normalità, ma all’epoca pezzi come Sky Fits Heaven e Skin diedero il via all’incursione dell’elettronica nel pop mainstream. Credo anche che questa sia stata l’ultima Madonna davvero sorprendente. Finito l’ascolto sono andato alla Virgin in Piazza Duomo e ho rubato con estrema nonchalance il cartonato di 1,5×1,5m con la cover. Come un pazzo l’ho preso dal seminterrato e sono uscito attraversando piazza Duomo con quell’enorme cartello ingombrante e me lo sono portato a casa in metro. Ray of Light è il mio secondo disco preferito di Madonna, al primo posto resta saldo Like a Prayer”. Marco Cresci, giornalista musicale e dj.

“Descrivere cosa significhi per me “Ray Of Light” in poche righe è pressoché impossibile. Per chi è diventato fan di Madonna a metà degli anni ’90 come il sottoscritto quel disco rappresenta una sorta di inizio. Il primo disco di inediti dopo una raccolta di ballate e la colonna sonora di ‘Evita’. Fu un cambiamento di rotta non indifferente per Madonna che, per non rischiare di rimanere imprigionata tra le varie Mariah, Celine e Whitney, decise di ritornare con un album di musica elettronica che, per le orecchie di un quindicenne, era la cosa più raffinata e originale mai sentita. Come dimenticare il primo ascolto di Frozen alla radio, con quelle atmosfere cinematografiche, gli archi e i beats freddi che si scontravano contro il timbro dolce ed etereo? Come dimenticare quell’assolato venerdì 27 febbraio, quando corsi al negozietto di dischi del mio paese per acquistare il disco che tanto aspettavo? Tornai a casa e corsi nella mia stanza. Scartai il cd con quella che continua a essere per me la sua cover più bella e lo misi nel lettore. Mi stesi sul letto e iniziai l’ascolto cercando di seguire i testi sul libretto. Ai tempi l’inglese non lo capivo, ma poco importava. Dopo il dolce inizio di Drowned World e Swim partiva il rock acido di Candy Perfume Girl e di seguito iniziava a battere il cuore pulsante elettronico del disco (Skin, Nothing Really Matters, Sky Fits Heaven). Rimasi decisamente un po’ interdetto. Come poteva essere passata da ‘Don’t Cry For Me Argentina’ a queste sonorità nel giro di due soli anni? Il resto dell’album proseguiva più soave per concludersi con la funerea Mer Girl, forse il suo più bel testo di sempre. Ray Of light non fu amore al primo ascolto e impiegai qualche giorno ad abituarmi a questa ennesima ‘nuova Madonna’, ma non tutte le storie d’amore possono essere colpi di fulmine, giusto? Dopo questo disco mi sono avvicinato all’elettronica anche grazie ai nomi che lei stessa citava nelle interviste (Air, Prodigy, Massive Attack, Portishead) o con i quali collaborava. Madonna è stata la maestra che mi ha permesso di avvicinarmi a cose che forse mai avrei conosciuto o apprezzato spontaneamente e di questo le sarò infinitamente grato. Sono passati 20 anni, di musica ne ho ascoltata tanta e ancora mi auguro di ascoltarne, ma sono conscio del fatto che mai più si potrà ripetere quel momento di totale sinergia tra un quindicenne con i brufoli e la diva con i morbidi boccoli color miele e l’abito azzurro acqua”. Nicola Casadei Della Chiesa, portatore del verbo di Veronica Elettronica dal 1998.

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