Perché stereotipi transfobici vengono ancora premiati nei videogiochi

Remothered: Tormented Fathers non è un videogioco transfobico, eppure qualcosa non torna....

Perché stereotipi transfobici vengono ancora premiati nei videogiochi - Remothered - Gay.it
4 min. di lettura

Remothered: Tormented Fathers è un breve videogioco horror per PC, PlayStation 4 e Xbox One (e presto Nintendo Switch) realizzato dallo sviluppatore italiano Stormind Games e scritto e diretto da Mario Christopher Valenti, in arte “Chris Darril”. Si tratta del primo episodio di una trilogia ed è incentrato sullo sfuggire a nemici invincibili e risolvere puzzle concatenati tra loro in uno spazio da investigare lentamente e con attenzione. È un videogioco horror pensato “alla vecchia maniera” con piccole e apprezzabili innovazioni. Non è un’opera eccezionale (la scrittura è particolarmente sciocca e verbosa) ma fa davvero paura, è abbastanza solido da un punto di vista tecnico ed è un risultato interessante per una produzione italiana.

Per i suoi meriti Remothered: Tormented Fathers ha vinto come miglior gioco italiano del 2018 sia agli Italian Video Game Awards (organizzati dalla lobby degli editori e sviluppatori di videogiochi e assegnati da una giuria di critici e influencer) e sia ai premi DStars (organizzati e assegnati dagli stessi sviluppatori italiani). Rely on Horror, sito specializzato proprio sui videogiochi horror, lo ha anche riconosciuto come miglior videogioco del 2018. Questi riconoscimenti si fermano alla superficie del gioco (è tecnicamente fatto piuttosto bene ed è terrificante) e non guardano in profondità, non guardano i suoi contenuti e come questi contenuti interagiscano con le meccaniche. Sono contenuti che sono sfuggiti in Italia, dove l’attenzione per la rappresentazione delle minoranze LGBTQ è tragicamente bassa, ma non all’estero, dove il gioco è stato meno promosso anche proprio a causa di tali temi. Per parlarne dovrò spoilerarvi tutto Remothered: Tormented Fathers (e anche il film Sleepaway Camp). Siete avvisati.

Principale antagonista di Remothered: Tormented Fathers è (secondo quello che sappiamo all’inizio) Richard Felton, che ha contratto una misteriosa malattia parassitaria. La protagonista deve infiltrarsi nella sua abitazione per scoprire che fine abbia fatto la figlia adottiva dei Felton, ma l’antagonista si aggira per la casa senza vestiti (indossa solo un grembiule) e con in mano un uncino per uccidere l’intrusa. Il giocatore è portato a pensare che sia la malattia a causarne il comportamento omicida e in parte è vero, ma andando avanti nel gioco emerge un’altra causa per la follia dell’antagonista. Quello che pensiamo essere Richard ha cromosomi XX, è stata registrata all’anagrafe come femmina ed è stata cresciuta come una bambina nei suoi primi anni di vita, per poi essere invece costretta dal padre alla transizione a uomo attraverso mesmerismo, droghe capaci di cancellarle la memoria e ormoni. ”Richard” è insomma il frutto di una transizione forzata, di un violento cambio di genere che le ha lasciato dentro in forma repressa una personalità femminile chiamata Jennifer. Sì, c’è anche la solita questione della personalità multipla.

“È una trama dannosa basata su allarmismo e cattiva informazione” ci scrive via email Janna Kraus di Transgender Network Switzerland. “Parte dal presupposto che la tua identità possa essere cambiata forzatamente, in gran parte attraverso ormoni e cambiamenti fisici, perché molte persone credono ancora falsamente che le persone cambino genere attraverso operazioni e trattamenti medici.”

“Il problema è che esistono persone che sono davvero obbligate a operarsi, come i bambini intersex o le giovani ragazze cisgender di alcune culture” continua Kraus. “Persone che soffrono realmente, che non hanno potere di fronte a questi eventi. La realtà è piuttosto orrorifica e questi argomenti non dovrebbero essere usati come un elemento di una trama o un colpo di scena mentre persone reali ne stanno soffrendo.”

Remothered: Tormented Fathers non è un videogioco transfobico e non credo che i suoi autori abbiano qualcosa contro le persone transgender. Il loro intento era probabilmente realizzare una storia sulle tragiche conseguenze delle pressioni di un genitore che non accetta sua figlia e il videogioco descrive ripetutamente l’antagonista come una vittima. Le transizioni forzate sono un tema delicatissimo che è facile ricollegare all’odierna paura che i genitori spingano i loro figli a essere trans, ma mostrarle può essere persino un buon modo per spiegare alle persone cisgender cosa voglia dire essere transgender: “cosa accadrebbe se sin dalla vostra infanzia foste allevati secondo un genere che non è il vostro?”

In Remothered vivere con questa condizione, con disforia di genere, vuol dire però diventare un perverso mostro assassino. Quando Jennifer appare infine in abiti femminili Remothered: Tormented Fathers la rappresenta in modo grottesco, un po’ esagerato, come “un uomo vestito da donna”, come ridicola e paurosa. Non c’è una vera indagine del tema: c’è solo il suo sfruttamento sensazionalista. E anche se la storia mostra una qualche empatia per l’antagonista le meccaniche di gioco la riducono al nemico da cui fuggire.

“Ci sono spunti interessanti nella storia di un padre che voleva un figlio e abusa sua figlia per questo, anche senza giocare con questi orribili stereotipi e rafforzare le paure della gente” conclude Kraus. “Molte persone coinvolte in progetti come questo non vogliano ammettere che stanno giocando con situazioni reali e dolorose. Vogliono che le loro storie siano trattate come arte, indipendente della realtà, o come intrattenimento, indipendente da responsabilità. Ma il mondo non funziona così.”

Il genere horror ha un difficile rapporto con ciò che è queer, come con qualsiasi cosa che “non è conforme”. “Il matto”, “il deforme”, “il sessualmente perverso” sono ancora oggi considerati perfetti nemici nel cinema, nella letteratura e nel videogioco horror. Lo slasher Sleepaway Camp è un esempio rilevante: nel colpo di scena finale si scopre che quella che credevamo essere la protagonista è in realtà il killer e che, come dice il film, “è un ragazzo”, costretto a una “transizione forzata” da chi lo ha cresciuto. Il finale di Sleepaway Camp lo mostra come disgustoso, pauroso, pericoloso e bestiale, e in questo la sua visione non è molto diversa da quella di Remothered: Tormented Fathers. Jennifer Felton è queer, è mentalmente disturbata, è pazza.

La verità è che siamo tutti potenziali vittime di una “transizione forzata”. Quando nasciamo viene definito il nostro genere sulla base del nostro fenotipo, quando cresciamo il nostro corpo si sviluppa come pare a lui senza che ne abbiamo controllo, indipendentemente da chi siamo davvero, e i nostri genitori e la società intorno a noi ci educano secondo stereotipi precisi e precise aspettative. Per tante persone alla fine tutto ciò funziona (abbastanza) bene, ma tante altre sono invece costrette in vite che non appartengono loro. Non diventano per questo assassini e il disagio che provano non li trasforma in mostri. Sono invece spesso proprio le persone transgender a rischiare di morire.

Al giocatore casuale e al nostalgico appassionato di horror Remothered: Tormented Fathers può apparire anche giustamente come un ottimo esponente del suo genere. Il compito della critica dovrebbe essere diverso, dovrebbe essere andare a fondo e spiegare perché sia invece un’opera problematica. Senza troncare le gambe a giovani sviluppatori che avranno magari tempo di maturare, ma senza neanche premiarli per l’ennesimo horror che stigmatizza un disturbo mentale e la disforia di genere.

Stormind Games non ha risposto a ripetute richieste di commento per questo articolo.

Matteo Lupetti

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