A pochi giorni dall’incredibile referendum contro il matrimonio egualitario, la Corte Costituzionale rumena è entrata a gamba tesa nel dibattito che ha letteralmente diviso il Paese.
La Corte ha infatti stabilito che le coppie dello stesso sesso dovrebbero avere il diritto ad una vita privata e familiare e che dovrebbero avere “riconoscimento legale e giuridico dei loro diritti e doveri”. Un modo chiaro, e inequivocabile, per prendere posizione nei confronti del referendum voluto dal Governo, che se approvato andrebbe a mutare il concetto di ‘matrimonio’ all’interno della Costituzione, inteso come un’unione tra ‘un uomo e una donna’.
Teodora Ion-Rotaru, attivista LGBT, ha elogiato la sentenza, dicendo all’Associated Press: “Viene ribadito come le coppie dello stesso sesso debbano avere gli stessi diritti legali degli eterosessuali. La Corte afferma che una famiglia dello stesso sesso vale tanto quanto una famiglia eterosessuale”. Un’ovvietà che molti, persino in Italia, faticano ancora a digerire.
Il referendum si terrà dal 6 al 7 ottobre prossimo, con Amnesty International scesa in campo per sottolineare l’assurdità di una simile chiamata al voto. Qualunque sia la sentenza, Liviu Dragnea, presidente della Camera dei Deputati della Romania, ha parlato a favore dell’introduzione delle unioni civili per le coppie LGBTQ.
“Vorrei che discutessimo l’opportunità di legalizzare le partnership civili. Ho chiesto a Victor Negrescu (ministro per gli affari europei) di incontrare le ONG che rappresentano questa minoranza al fine di arrivare a varare una legislazione adeguata per risolvere questo problema”. Ha poi infine aggiunto che la Romania non può “fingere che questa minoranza non esista”.
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