Kent, Regno Unito: Lily Madigan, 18 anni, ha dovuto pagarsi un avvocato dopo che la sua scuola a Maidstone le ha proibito di usare l’uniforme femminile, usare bagni per donne o cambiarsi nello spogliatoio femminile.
Gli insegnanti alla St. Simon Stock, una scuola cattolica, si sono anche rifiutati di usare il nome femminile di Lily, nonostante questo sia presente nei documenti legali, e si riferiscono a lei usando i pronomi maschili. Lily ha iniziato il suo percorso di transizione lo scorso gennaio e ha annunciato a tutti che si sarebbe vestita da donna.
Nonostante una prima accettazione, Lily è stata subito richiamata con tre opzioni: “tornare maschio” e vestirsi come tale, ritirarsi dagli studi o trovare un’altra scuola. Lily ha avuto la solidarietà di 200 studenti, che hanno firmato una petizione per far sì che gli studenti transgender possano vestirsi come meglio credono, ma la scuola ha costretto Lily a indossare abiti maschili per sei mesi. L’avvocato di Madigan ha difeso i suoi diritti rivendicando la legge del 2010, l’Equality Act, ma la scuola ha fatto spallucce.
Adesso gli avvocati di Lily hanno presentato una lettera intimando alla scuola di seguire la legge. Ma il vero problema è che la studentessa non ha il supporto della famiglia e questo le ha causato vari episodi di depressione. “Faccio questo non per me, che tra qualche mese termino gli studi, ma per quelli che verranno dopo di me. So di almeno altri 5 studenti trans che devono soffrire in questa scuola. Fare coming out come transgender è particolarmente pauroso ma ora, guardandomi indietro, ho capito che non deve essere così. Per questo ora ho denunciato la scuola, perché voglio che la gente sappia che non è sbagliato sentirsi diversi e che abbiamo dei diritti protetti dalla legge: meritiamo l’uguaglianza“.
La scuola ha risposto all’avvocato: “Vogliamo scusarci per ogni dolore inflitto da persone o dalla scuola in questa situazione. Lo staff del St. Simon e il team pastorale hanno sempre voluto supportare l’alunna in questo viaggio importante che ella ha intrapreso e rimaniamo impegnati ad aiutarla a completare gli studi ed essere felice“. Ma il grande danno, quello del richiamo, ormai è stato fatto.
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