Siamo tutti unici e belli, con le nostre imperfezioni e peculiarità che ci rendono speciali per quel che siamo. È qualcosa che ripetiamo sempre, anche se gli standard di bellezza che regnano oggi vogliono ancora farci credere il contrario. Nell’era di Instagram e photoshop, fra trucco perfetto, filtri e corpi a cui tutti dovremmo aspirare, quegli standard diventano prigioni. E nonostante alcuni media cerchino di muoversi ancora in quella vetusta direzione, sono ormai tante le realtà, le persone e gli account che si battono per un’accettazione di tutta la bellezza. Anche quella che va fuori dai canoni che siamo abituati a vedere. Oggi voglio parlarvi di Shari Siadat.
Nata in una famiglia di immigrati provenienti dall’Iran, Sharareh Siadat (abbr: Shari Siadat) appartiene alla prima generazione della sua famiglia cresciuta negli Stati Uniti, in una piccola città del New England. La sua è stata un’infanzia comune a quella di molti stranieri negli States. Ora, però, Shari sta facendo la storia con la sua battaglia proprio contro l’idea di perfezione da molti ritenuta irraggiungibile. Lei, che a quegli standard non si è mai piegata, per ragioni oggettive come colore della pelle e dei capelli, e per ragioni di scelta estetica, come il monociglio e i peli sulle braccia. Come tante, anche lei racconta di essere spesso stata fatta oggetto di prese in giro e sguardi torvi, e ha trascorso anni a depilarsi e ad usare il fondotinta come fosse una seconda pelle.
Il monociglio è sempre stato considerato stravagante e fuori dagli schemi. Frida Khalo aveva il monociglio, ma lei era un’artista eccentrica e andava bene. Se però qualcuno la emulava, il lasciapassare non era così scontato. Tuttavia, anche lei negli anni è stata presa ad esempio da tante, considerata paladina da cui si può solo imparare a non curarsi di ciò che gli altri pensano sul proprio aspetto fisico. La strada per abbattere quegli standard di bellezza ha fatto passi da giganti, e tante attiviste come Shari Siadat ci mostrano come l’inclusività sia la base da cui ripartire.
Oggi Shari è la fondatrice di TooD Beauty, una linea di make up gender-neutral e vicina all’ambiente, ultimo traguardo di una lotta contro il body shaming iniziata dopo la nascita della sua terza figlia. È stato proprio grazie alle sue figlie, guardandole e vedendo sempre più la somiglianza con lei, che ha capito di avere un compito: insegnare loro a non nascondersi, ad abbracciare le loro origini persiane e a non vergognarsi del proprio corpo. E del proprio monociglio. Detto fatto, Shari ha interrotto i suoi ritocchi estetici. Il monociglio è ricresciuto e non lo nasconde più, dopo aver realizzato che non ce n’era mai stato motivo. Certo, sui social è piovuta una cascata di insulti per il suo aspetto, ma ha imparato a non curarsene. Sono arrivate le prime proposte per posare come modella. Ha scritto un libro per bambini in cui anche il protagonista ha un monociglio come il suo: del resto, ai più piccoli non risulterà strano tutto ciò che è semplicemente naturale. Quella natura che anche Shari protegge, da surfista impegnata nella difesa dell’ambiente. E infatti la sua linea utilizza prodotti non tossici, senza l’uso di agenti chimici o microplastiche, e anche il packaging è realizzato con materiali riciclati e riciclabili.
Il suo obiettivo è semplice e chiaro: ripulire l’industria della bellezza dalla tossicità che la pervade, letteralmente e figurativamente. «Ci insegnano che il rossetto va sulle labbra e il blush va sulle guance, ma se voglio mettere il rossetto sulla nuca o il glitter sui piedi, lo posso fare». La sua filosofia è quanto mai libera e inclusiva. Non ci sono limiti di genere o etnia dentro il suo brand, e le sue piattaforme social sono uno spazio per celebrare anche corpi come il suo. Quella bellezza che finora non è mai stata considerata tale.
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