Un uomo sieropositivo di 36 anni è risultato negativo dopo essere strato trattato con un mix di farmaci. Potrebbe quindi essere il primo caso di guarigione dall’HIV senza trapianto di midollo, come accaduto fino ad oggi alle uniche due persone note in cui il virus è scomparso. Il caso descritto dal dott. Ricardo Diaz è stato presentato nel corso della 23a Conferenza internazionale sull’Aids (Aids 2020 Virtual).
Il paziente ha partecipato a una sperimentazione clinica denominata SPARC-7, nell’ambito di cui gli sono stati somministrati – in aggiunta alla triplice terapia standard – due ulteriori antiretrovirali, l’inibitore dell’integrasi dolutegravir (Tivicay) e l’inibitore di ingresso maraviroc (Celsentri), a cui è stato aggiunto anche il nicotinamide, una forma idrosolubile della niacina (o vitamina B3). L’uomo ha assunto questo aggressivo regime sperimentale per 48 settimane. Nel marzo 2019, sotto stretto controllo medico, il paziente ha interrotto il trattamento e oltre 15 mesi dopo non presenta tracce rilevabili né di HIV RNA (il materiale genetico che si misura con il test della carica virale) né di HIV DNA (il materiale che si annida nei reservoir virali), come conferma la LILA.
Ad oggi solo due persone sembrano essere riuscite ad eliminare il virus, Timothy Ray Brown (il “paziente di Berlino”) e Adam Castillejo (il “paziente di Londra”). Entrambi affetti da una forma di cancro, dopo la chemioterapia avevano ricevuto un trapianto di cellule staminali resistenti all’infezione da HIV. Si tratta però di un intervento invasivo, troppo pericoloso per pazienti non in pericolo di vita a causa di un cancro in stadio avanzato. I ricercatori si sono dunque chiesti se, con la giusta combinazione di farmaci, si potesse arrivare a una remissione a lungo termine o persino a una cura, ma in modo più sicuro e meno costoso.
Tuttavia, altre quattro persone trattate con lo stesso regime intensificato del paziente brasiliano non hanno visto ‘sparire’ la sieropositività. Ecco perché a coloro che vivono con l’HIV è sconsigliata l’assunzione di nicotinamide in un ambiente non medico. Diaz, via Science, ha così commentato quanto accaduto: “Non so se il paziente sia davvero guarito, ma nel suo circolo sanguigno, dopo la sospensione della terapia, abbiamo trovato pochissime proteine virali, quelle che stimolano la difesa immunitaria dell’organismo”. Peccato debbano ancora essere fatte le biopsie sui linfonodi del paziente, per verificare l’eventuale presenza del virus. “È probabile che questa terapia non funzioni per tutti“, ha concluso Diaz. “Ma sono ottimista sulle possibilità per i pazienti di sopravvivere a lungo senza terapie“.
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La prova provata che ogni essere umano , anche biologicamente , è unico ed irripetibile. Quel che per uno è vitale , può non aver efficacia per un altro.