Se qualche fan si aspettava risvolti gay nell’ultimo libro della saga di Harry Potter – dopo che l’autrice aveva rivelato l’omosessualità di Silente lo scorso ottobre – resterà deluso. D’altra parte stiamo parlando, tutto sommato, di letteratura per ragazzi…
Comunque, nelle oltre 700 pagine di Harry Potter e i doni della morte, in vendita in Italia dallo scorso 5 gennaio, edito dalla Salani a 23 euro, nella traduzione di Beatrice Masini, qualche allusione qua e là l’autrice J. K. Rowling sembra averla seminata. Ma a voler trovare un recondito significato gay si rischia di sfociare nella pedofilia: si tratta infatti della relazione del maestro Albus Silente con il protagonista adolescente, a cui è dedicato un capitolo della biografia scandalistica di Rita Skeeter. «È stata definita malsana, perfino sinistra – dichiara a pagina 32 la perfida autrice in un’intervista sulla Gazzetta del profeta – Di nuovo i tuoi lettori dovranno comprare il mio libro per conoscere tutta la storia, ma non c’è dubbio che Silente abbia manifestato fin dall’inizio un interesse innaturale per Potter». Più allusivo di così…
A parte gli scherzi, credo che nessuno vada a leggersi un libro di Harry Potter per i suoi contenuti a tematica gay. E probabilmente nemmeno perché sia una pietra miliare della storia della letteratura. Il maghetto, insomma, non può essere considerato uno dei tanti personaggi che si trovano nei libri: ormai è un mito e scinderlo dal contesto del "fenomeno Harry Potter" sarebbe impossibile. È solo accettando di entrare nel mondo complesso e improbabile allestito dalla Rowling che ci si può gustare il piacere di una lettura lunga, quasi estenuante, ma comunque gradevole. Come è già capitato in alcuni libri recenti della saga, anche questo settimo e – a quanto pare – ultimo volume è costruito come una lunga preparazione per il gran finale che in realtà si dispiega solo negli ultimissimi capitoli.
Naturalmente non è possibile anticipare neanche un particolare della trama del libro senza rovinare il gusto della lettura, ma forse può essere utile a chi decidesse di mettersi a leggere questi "Doni della morte" ricordare a che punto della storia siamo. E se avete intenzione di leggere prima gli altri libri, saltate il prossimo capoverso…
La lotta contro il malvagio Lord Voldemort prosegue solitaria per Harry Potter, dopo la morte del suo amato Silente avvenuta (apparentemente) per mano dell’ambiguo Piton. Il compito che l’ex preside di Hogwarts ha lasciato al ragazzo è arduo: il Signore Oscuro, per assicurarsi una sorta di immortalità, ha "sparpagliato" la sua anima in sette Horcrux, oggetti speciali in cui un mago può nascondere una parte della sua anima per rimanere in vita anche nel caso in cui lui venisse ucciso. Harry deve perciò individuare, trovare e distruggere tutti e sette i "pezzi" di anima per poter finalmente uccidere Voldemort. Che, intanto, sta conquistando il potere.
Così, nella latitanza, Harry festeggerà il suo diciassettesimo compleanno (che, come tutti sanno, per i maghi corrisponde alla maggiore età) e condurrà la sua ricerca con gli inseparabili Ron e Hermione tra nascondigli solitari, imprese impossibili, rocambolesche fughe e una faticosissima riscoperta del proprio passato che lo porterà a modificare più volte le sue convinzioni.
È questo, forse, il pregio maggiore di questo libro che l’autrice non ha esitato a definire il migliore della serie: il passaggio del maghetto dalla fanciullezza all’età adulta è scandagliato con tanta introspezione da rendere Harry Potter e i doni della morte quasi un romanzo di formazione.
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