L’omo-transfobia è un problema quanto mai attuale, anche nel mondo dello sport.
La conferma arriva da Glasgow, dove il team dell’Istituto di Sociologia e studi di Genere dell’Università dello Sport di Colonia, guidato dalla professoressa Ilse Hartmann-Tews, ha esposto i primi risultati della survey sull’esperienza sportiva delle persone LGBTI+, condotta nell’ambito del progetto Eramus+ “Outsport”.
La ricerca è la prima indagine di questo genere condotta a livello europeo e ha raccolto risposte da oltre 5500 partecipanti dai 28 Paesi dell’UE. La maggioranza dei partecipanti si sono identificati di genere femminile (48%), seguiti da un 39% di genere maschile e dal 13% non binari. Il campione vede partecipanti dai 16 ai 78 anni, con una forte adesione di under 25. Quanto all’orientamento sessuale il 32% si sono definiti gay, il 25% lesbiche, il 25% bisessuali e il 18% altro.
Dalle risposte date è emerso che 9/10 del campione totale considera l’omofobia e la transfobia nello sport un problema attuale. Il 12% di coloro che praticano regolarmente attività sportiva riporta esperienze negative negli ultimi 12 mesi a causa del loro orientamento sessuale e/o identità di genere. Spiccano gli insulti omofobici e transfobici (82%) e la discriminazione (75%), ma preoccupano soprattutto i casi dichiarati di maltrattamenti e violenze fisiche (38%), così come le minacce verbali (45%). La percentuale di chi ha subito esperienze negative negli ultimi 12 mesi sale fino al picco del 31% per le donne transgender (MtoF).
La mole dei dati raccolti è notevole e ancora oggetto di studio ed analisi. Il rapporto completo sarà pubblicato all’inizio del prossimo anno. Oustport è coordinato da AICS (Italia) e ha come partner Leap Sports (Scozia), VIDC (Austria), Frigo (Ungheria), e appunto la German Sport University di Colonia (Germania) come pilastro scientifico.
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