Era da tempo che Stefano Gabbana non rilasciava dichiarazioni ‘provocatorie’, per non dire discutibili, fino all’arrivo di questa domenica pre-natalizia che ci ha regalato una sua intervista dalle pagine de Il Corriere della Sera presto diventata virale.
Il celebre stilista, in passato più volte andato incontro a polemiche di vario tipo da lui e Domenico Dolce addirittura ‘commercializzate’ attraverso le t-shirt ‘Boycott D&G’, si è infatti detto stanco di essere etichettato come omosessuale.
«Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine: sono biologicamente un maschio: lo stesso vale per una donna, che è una donna punto e basta, al di là di tutto. La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali». «Ho fatto persino una tshirt che presto indosserò con la scritta “I am a man, I am not a gay”. Classificare crea solo problemi: cinema-gay, locali-gay, cultura-gay… Ma di cosa stiamo parlando? Il cinema, i libri e la cultura sono di tutti, anche se capisco che le lobby nascono quando c’è bisogno di proteggersi da un clima avvelenato».
Un’uscita dirompente, che di fatto va ad abbattere oltre mezzo secolo di battaglie orgogliosamente LGBT, perché Stefano vuole così colpire ‘tutti quelli che continuano a identificare le persone in base ai gusti sessuali’. Una decisione, quella di rifiutare la parola ‘gay’, presa non troppo tempo fa.
«Ci penso da un po’ di tempo, ma la convinzione l’ho maturata un anno fa. Ho pensato che essere un personaggio pubblico poteva aiutare a diffondere una nuova cultura, non più basata sui diritti gay, ma sui diritti umani. Prima che gay, etero o bisex siamo esseri umani».
Un politicamente scorretto che si fa quanto mai politicamente corretto, attraverso una visione ipotetica della realtà a dir poco ambigua e distorta, visto e considerato che l’essere gay non ha mai privato nessuno di noi essere uomini, con un Gabbana che parla di ‘scelta sessuale’ e non di ‘orientamento’, finendo per criticare quell’universo LGBT nel corso degli ultimi anni più volte ostile nei suoi confronti.
«Le sigle spesso servono per difendersi, ma io non voglio essere protetto da nessuno, perché non ho fatto nulla di male. Sono semplicemente un uomo. Lobby gay molto potente? È vero e l’ho sperimentato sulla mia pelle, quando scoppiò la polemica delle coppie dello stesso sesso e della possibilità di avere figli. I siti che si occupano di difendere i diritti degli omosessuali furono i primi a dirci: “fate schifo”. Anche per questo sono contro le lobby».
Attualmente innamorato Stefano ha infine dato una spallata anche alle nozze same-sex, ‘perché non credo nel matrimonio, soprattutto in quello in Chiesa. Sono cattolico e mi chiedo: come faccio a giurare davanti a Dio che quel sentimento durerà tutta la vita? Ora diranno che sono anche contro le unioni, ma non è così. Però io non mi sposerei‘. Peccato che nozze gay in chiesa non se ne siano praticamente mai viste, ma è indubbio che il macigno gettato da Gabbana nello stagno dell’Universo LGBT darà vita ad un dibattito che probabilmente dividerà la comunità stessa, tra chi lo accuserà di una visione estremista e di una mancata accettazione per l’ennesima volta esplicitata e chi loderà la sua fantascientifica visione di un mondo in cui non esistono etichette in quanto tutti realmente uguali.
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in risposta a chi dice che la lobby gay non esiste.bravo . ho sempre pensato , da gay , che l'essere gay è un aggettivo qualificativo. ovvero una parte di cio' che io sono.e dopo averne identificato decine di aggettivi che mi qualifichino, alla fine dico che sono il condensato di UOMO.QUINDI DEFINIRSI GAY è LIMITARE LA PROPRIA IDENTITA.NOI SE SIAMO NEL GIUSTO dobbiamo essere orgogliosi di tutto cio' che ci definisce, compresa la scelta sessuale.amen!
È questa che si dice omofobia interiorizzata?