Per la prima volta in Italia, un giudice riconosce l’applicabilità della legge Mancino in unc aso di discriminazione basata sull’orientamento sessuale. A renderlo noto è l’associazione Rete Lenford che in una nota spiega come nel Tribunale di Trieste, durante il dibattimento, il giudice monocratico abbia disposto il rinvio degli atti alla Procura contestando l’aggravante prevista dalla legge Mancino all’articolo 3 comma 1.
I reati contestati all’imputato erano ingiuria, minacce aggravate perché anonime e molestie.
La vittima avrebbe ricevuto messaggi del calibro di "frocio di merda, frocio bastardo… d’ora in poi guardati alle spalle!" oppure "Siamo pronti e organizzati e tu sarai il primo frocio dell’Università a pagarla per lo schifo che fai" e ancora "Una di queste sere quando esci di casa ti prendiamo e te ne diamo tante che quando abbiamo finito non piacerai più neanche ai tuoi amici succhia cazzi! Tu e quelli del tuo gruppo uguali ma froci verrete eliminati tutti!".
Offese e violente minacce di chiaro stampo omofobo e evidentemente basate sull’orientamento sessuale della vittima.
Il Giudice Tomassini ha scritto una lunga motivazione per la sua ordinanza nella quale riqualifica i reati alla luce della legge Mancino. Adesso sarà la Procura a dover valutare e decidere se accogliere o meno la richiesta del giudice e decidere il passaggio al GUP e la competenza del processo al giudice collegiale.
E’ la legge che persegue le discriminazioni su base religiosa, raziali ed etnici viene applicata anche in un caso di omofobia, caso per il quale, com’è noto non è previsto né un reato preciso né alcuna aggravante specifica.
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