Gabriele Sandri era un ragazzo come tanti: gestiva un negozio, faceva il dj nei locali di Roma, fra cui lo storico Piper, e la domenica si concedeva il lusso di seguire la propria squadra in trasferta: la Lazio. Domenica è rimasto ucciso a causa di un colpo di pistola partito dall’arma di un poliziotto, nell’autogrill di Badia al Pino sull’A1, dopo una rissa con tifosi della Juventus che si dirigevano a Parma per assistere a Parma – Juventus.
I dettagli della vicenda non sono ancora chiari, ma la morte inutile di quel ragazzo ci offre l’occasione per analizzare un problema spinoso: gli Ultras e la violenza, che a volte è diretta indistintamente a tutti coloro che non fanno parte del branco, altre volte è mirata verso le diversità, non solo calcistiche.
Politicizzati, cani sciolti, delinquenti comuni ma anche vere e proprie bande armate. L’universo dei gruppi Ultras, i "duri e puri" del tifo calcistico, è molo variegato. A volte esiste più di un’associazione che segue la stessa squadra. Quello che è certo è che in pochi possono dirsi immacolati.
I tifosi che fanno a botte per lo stadio – non certo per la propria squadra – sono tanti, come quelli del gruppo Bisl, ad esempio, cioè i tifosi della curva sud della Roma. Bisl è l’acronimo di ‘basta infami solo lame’, dove gli infami sono poliziotti e carabinieri.
I membri del gruppo partenopeo sono accusati di aver aggredito un ragazzo gay in pieno centro cittadino.Alcuni preferiscono le cinture dei pantaloni alle lame o alle mani. Come la violenza incitata dai Zetazeroalfa, il gruppo musicale di estrema destra dei tifosi della curva laziale. Fra i loro brani c’è ‘Cinghiamattanza’, un inno allo scontro a suon di cinghiate. Il testo recita: "prendi tutti a cintate: il postino, la suora, il tuo vicino di casa". E ancora: "organizza scontri epici 50 contro 50, in prati, metro, nella tua cameretta." Sul loro sito c’è anche un indirizzo mail al quale spedire i filmati delle mattanze. In palio si vincono i gadget della band.
Le ideologie politiche non ci sono quasi più. Le poche eccezioni sono, appunto, questi gruppi. Quasi tutti di estrema destra. La mappa del tifo fascista è trasversale alla penisola: i Cani Sciolti della Sampdoria e i Mods di Bologna, i Drunks del Catania – una fra le tifoserie più violente – le palermitane Brigate Rosanero, gli Irriducibili interisti e i Korps viola, i Drughi della Juve i Mastiff a Napoli. Proprio i membri del gruppo partenopeo sono accusati di aver aggredito un ragazzo gay in pieno centro cittadino.
Di estrema sinistra sono, invece, i tifosi del Perugia e del Livorno: gli Ingrifati e l’ Armata Rossa della città umbra non si muovono senza la bandiera di Che Guevara; i compagni Livornesi e i Balordi, invece, salutano a pugno chiuso e inneggiano a Stalin e Lenin.
Le misure di sicurezza emanate dopo l’omicidio, a febbraio, del poliziotto Filippo Raciti nel dopo partita tra Catania e Palermo hanno solo spostato i tafferugli: dagli stadi alla strade della città. E oggi si discute ancora sulle misure per prevenire le azioni violente. Quel poliziotto ha sparato contro i tifosi solo perché tifosi, sempre che sia riuscito a identificati come tali. La vittima, innocente, ha pagato per i compagni, rossi e neri.
di Daniele Nardini
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