Una laurea alla cultura gay

Premiate a Roma le migliori tesi su argomento GLBT. Un'iniziativa di Di' Gay Project che, insieme con la collana "Omo Sapiens", riesce a dare impulso ai 'queer studies' anche nel nostro paese.

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Giunto alla terza edizione, il premio Maria Baiocchi registra un vero boom. Quasi raddoppiato il numero dei lavori partecipanti, che vantano tutti un ottimo livello qualitativo. Insomma, il primo e per ora unico premio riservato alle tesi di laurea e dottorato riguardanti argomenti attinenti con le tematiche glbt è diventato in tre anni un punto di riferimento irrinunciabile nel panorama della cultura gay. Merito degli organizzatori, l’associazione Di’ Gay Project innanzitutto ma anche Domenico Rizzo che coordina il premio ed è responsabile della collana editoriale Omo Sapiens che raccoglie i migliori lavori premiati e altri importanti testi di autori italiani e stranieri. 

Questo Omo sapiens 2 (edizioni Carocci, 228 pagine, 22,30 euro) ha un sottotitolo particolarmente curioso: spazi e identità queer. In copertina, alcuni pupazzetti colorati con le tinte dell’arcobaleno, si dispongono a coppia su una carta geografica. Quali sono gli spazi, non solo in senso geografico, in cui si sviluppa l’identità queer? È questa la domanda da cui è partita Silvia Antosa insieme con i tanti autori che hanno contribuito con i loro lavori alla realizzazione di questo volume. In cui si analizza, ad esempio, il ruolo che alcuni importanti spazi sociali, istituzionali e non, come la scuola, la famiglia ma anche la Chiesa e le associazioni glbt, hanno nel processo di formazione identitaria di gay e lesbiche ma persino di orsi, omosessuali credenti e adolescenti. Nella seconda sezione, intitolata “Viaggi e (s)sconfinamenti”, sono raccolti quattro saggi sul problema dei confini dell’identità e – quindi – dello spazio, mentre la terza sezione raccoglie tre interventi sull’identità

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transgender ognuno ambientato in un luogo diverso, da Marco Pustianaz che traccia “un archivio per Gisberta”, massacrata nel febbraio 2006 a Porto, alla Palermo di Cirus Rinaldi per finire alla San Francisco di Louis G. Sullivan narrata da Elisa A. G. Arfini.
 
Questa collana rappresenta una lettura imperdibile per chi voglia provare a cominciare a tracciare un filo della ricerca sull’identità glbt in Italia. Chi si occupa di studi queer nelle università italiane soffre ancora di una immensa solitudine, dovendo – quando va bene – sopportare gli sguardi di sufficienza o l’indifferenza dei colleghi oltre alla cronica mancanza di materiale a cui attingere per i propri lavori.
Ma torniamo al premio intitolato a Maria Baiocchi, attivista lesbica morta il 20 settembre 2002 in seguito a una lunga malattia contro la quale ha combattuto sempre con coraggio e con il sorriso, senza mai rinunciare ad impegnarsi verso il prossimo e verso la comunità glbt. Il 6 dicembre, nella sala Tevere della Regione Lazio, sono stati premiati due giovani laureati e una neo-dottoressa che hanno realizzato dei lavori di ricerca giudicati di altissima qualità dai 41 componenti della commissione del premio che quest’anno ha valutato 40 tesi di laurea e tre tesi di dottorato. 

Il lavoro che ha conquistato il primo premio per le tesi di laurea è “Mi vedo in televisione e dunque sono: rappresentazione e identità nella serie televisiva The L word” realizzato da Anna

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Passarini alla facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza di Roma. La tesi parte da un concetto molto semplice: le donne lesbiche, così come tutti, hanno bisogno di un’immagine che le rappresenti e nella quale riconoscersi per affermare la propria identità. E la serie statunitense offre molti spunti interessanti per questa riflessione. Anna Passarini li ha individuati e analizzati, inserendoli correttamente nel loro contesto e nella storia dell’identità lesbica.
A lei è andato il premio di 1.000 euro sostenuto dall’assessorato alle Politiche della scuola della Provincia di Roma mentre un premio di pari entità, offerto da Di’ Gay Project, è stato assegnato a

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Giovanni Campolo per una tesi di laurea in Filosofia presso l’Università di Pisa, intitolata “Dominio e silenzio, riconoscimenti e storia. Percorsi dell’identità maschile negli studi contemporanei” in cui l’autore segue il dibattito che ha portato alla legittimazione degli studi specifici sul maschile, nel tentativo di individuare le costanti che definiscono questa identità e come disinnescare il dominio che essa ha stabilito nei secoli. 

Nella categoria delle tesi di dottorato, ha conquistato i 2.500 euro offerti da Di’ Gay Project la tesi “Frammenti di un discorso morboso. Rappresentazioni dell’omosessualità tra Otto e Novecento” presentata da Maya De Leo per il dottorato in Storia all’Università di Pisa, che propone, attraverso testi di varia natura e materiali iconografici, un quadro degli elementi culturali che contribuiscono alla formazione della moderna “identità omosessuale”.
Qualche curiosità sui lavori che hanno partecipato al premio: la maggior parte provengono ancora da facoltà di scienze psicologiche (17 lavori su 43) seguiti da quelle di sociologia e

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antropologia (10) mentre gli altri si dividono quasi equamente tra studi letterari, storia, filosofia e diritto. Dal punto di vista geografico, è il Lazio ancora a farla da padrone con il 25% dei lavori partecipanti, seguito dalla Toscana (11,62%).

Il fatto che sia notevolmente aumentato il numero di tesi di laurea partecipanti (da 22 negli scorsi anni a 40 quest’anno) ma non quello delle tesi di dottorato (fermo a 3 sin dall’inizio) suggerisce che ci sia una pressione da parte degli studenti per seguire questi argomenti che poi non trova sbocco ai livelli superiori della ricerca accademica. Insomma, i giovani si sono “sintonizzati” sull’importanza degli studi queer, le vecchie carampane che dirigono i dipartimenti delle università italiane decisamente meno…

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